RIMINI: Banca Carim, in Appello confermata assoluzione per ex vertici | VIDEO
CRONACA -
Nessuna sorpresa nel processo d'Appello che vedeva coinvolti gli ex vertici di banca Carim. La terza sezione penale della Corte d'Appello di Bologna, come riport la stampa locale, ha infatti ribadito la sentenza di assoluzione già pronunciata dal tribunale di Rimini nel febbraio 2018, respingendo l’appello del pubblico ministero Luca Bertuzzi. Il pm aveva contestato ai dirigenti vari capi di imputazione, tra cui l'associazione a delinquere finalizzata a false comunicazioni sociali e illecita restituzione dei conferimenti.
Il verdetto è arrivato al termine di una lunga camera di consiglio durata oltre due ore e mezzo. Il ricorso del pm riguardava principalmente tre dei diciannove imputati, per i quali in primo grado era stata richiesta una condanna a 18 mesi di reclusione. Tuttavia, la Corte ha dichiarato inammissibile l’appello, lasciando così invariata l’assoluzione sancita in primo grado, basata sulla formula "perché il fatto non sussiste".
Il processo e gli imputati
La vicenda giudiziaria trae origine dall’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, seguita al commissariamento di banca Carim, avvenuto nell'ottobre del 2010. L'inchiesta aveva scosso profondamente l’istituto di credito, per anni simbolo della solidità finanziaria nella città di Rimini, fino alla sua acquisizione da parte del Crédit Agricole nel 2017.
Le accuse principali riguardavano la presunta omissione nel bilancio delle perdite su crediti deteriorati per un valore vicino agli 80 milioni di euro, relative al biennio 2009-2010. Il reato ipotizzato era quello di false comunicazioni sociali, con i vertici dell'epoca accusati di non aver correttamente rappresentato la situazione economica della banca nei documenti destinati ai soci.
Tra gli ex amministratori assolti spiccano nomi di rilievo come Giuliano Ioni, ex presidente, Alberto Martini, ex direttore generale, e Claudio Grossi, ex vice direttore. A loro, come agli altri membri del consiglio d’amministrazione, era stato imputato il reato di falso in bilancio.
La difesa e il ruolo delle perizie
Determinanti, tanto nel processo di primo grado quanto in Appello, sono state le perizie tecniche, che hanno escluso il superamento della soglia di rilevanza penale del 10% in relazione al bilancio 2009, stabilendo che l'acquisto di azioni proprie non fosse da considerarsi punibile. La difesa ha puntato sulla solidità di queste consulenze per smontare l'accusa, ribadendo che gli amministratori avevano agito in conformità con le norme vigenti.
"Siamo estremamente soddisfatti di questa sentenza", hanno commentato gli avvocati Alessandro Catrani e Nicola Mazzacuva, difensori di alcuni imputati, sottolineando come la Corte abbia riconosciuto la totale infondatezza delle accuse. Anche l'avvocato Giulio Basagni, che ha rappresentato uno degli ex amministratori, ha espresso soddisfazione: "L’assoluzione conferma che non c’è stato alcun falso in bilancio. Attendiamo con interesse le motivazioni della sentenza, ma la perizia ha dimostrato che gli amministratori hanno sempre operato correttamente".
Le prospettive future
Nonostante l’esito favorevole per gli imputati, il comitato dei piccoli azionisti di banca Carim, rappresentato dall'avvocato Davide Lombardi, ha annunciato che valuterà un possibile ricorso in Cassazione, non escludendo inoltre la possibilità di procedere con un’azione civile per il risarcimento dei danni subiti. "Non ci arrendiamo – ha dichiarato il comitato – e riteniamo che ci siano ancora margini per ottenere giustizia in sede civile".
Il lungo iter processuale sembra dunque destinato a proseguire, mentre resta da vedere se la Cassazione darà seguito alle speranze delle parti civili o metterà definitivamente la parola fine su una vicenda che ha segnato profondamente la storia recente di banca Carim.