BOLOGNA: Omicidio Severi, la sentenza attesa il 17 aprile, chiesta conferma ergastolo | VIDEO
CRONACA -
È durata oltre dieci ore oggi l’udienza in Corte d’Assise d’Appello di Bologna del processo per l’omicidio di Franco Severi, l'agricoltore romagnolo trovato decapitato nel giugno del 2022 e per il cui omicidio si trova imputato il fratello. La lunga giornata in aula ha visto lo svolgimento di gran parte della nuova istruttoria in vista della rivalutazione dell’ergastolo inflitto in primo grado a Daniele Severi, 65 anni, ex autista di ambulanze, condannato lo scorso 24 maggio dalla Corte d’Assise di Forlì per l’uccisione del fratello minore, Franco, 53 anni. Il procedimento, trattato in primo grado attraverso una ventina di udienze, è stato aggiornato al 17 aprile per l’arringa conclusiva della difesa e la successiva camera di consiglio. A presiedere il collegio giudicante, composto da due togati e sei popolari, è il giudice Domenico Stigliano. Nel corso della requisitoria, la procuratrice generale Rossella Poggioli ha ribadito la richiesta di conferma della pena massima: “Un omicidio a cui è seguita una decapitazione, una brutalità con cui l'assassino ha manifestato tutto il disprezzo che aveva per Franco Severi”, ha dichiarato, richiamando le tesi già espresse in primo grado dalla pm Federica Messina. Secondo la ricostruzione dell’accusa, il delitto sarebbe avvenuto il 21 giugno 2022, con il successivo occultamento della testa della vittima, mai ritrovata nonostante estese ricerche. Il presunto movente sarebbe legato alla volontà di impossessarsi del podere di famiglia. Per Poggioli, il quadro probatorio è “granitico oltre ogni ragionevole dubbio”, con elementi chiave rappresentati dalle tracce di sangue della vittima trovate sulle scarpe dell’imputato, dai guanti insanguinati rinvenuti nel vano motore della sua Panda e dalle particelle di polvere da sparo sugli slip della vittima, unico indumento ritrovato. A sostenere la linea dell’accusa anche l’avvocato Max Starni, rappresentante dei familiari delle parti civili: “Le scarpe e i guanti valgono come prove fumanti”. Starni ha sottolineato come il sangue sulle scarpe di Daniele fosse “recente” e non degradato, e come i guanti, pur intrisi di sangue all’esterno, fossero privi di tracce biologiche all’interno. Secondo il legale, ciò sarebbe compatibile con l’uso di sottoguanti in lattice, pratica abituale per un ex soccorritore come l’imputato. Di segno opposto la linea difensiva degli avvocati Marco Martines e Maria Antonietta Corsetti, che hanno chiesto un “approccio scientifico” e contestato l’attendibilità delle prove emerse. Martines ha evidenziato differenze significative nella tipologia di sangue trovato sulle calzature rispetto a quello rinvenuto sulle ciabatte della vittima, parlando di “una ricostruzione che non quadra”. Sui guanti, la difesa ha ribadito che Severi ne ha sempre negato la paternità, sostenendo la possibilità che siano stati collocati da altri in un punto accessibile del cofano. La giornata si è aperta con una richiesta della difesa di ammettere nuove perizie e una prova tardiva: un articolo di novembre 2023 in cui un familiare avrebbe riferito di un vecchio litigio tra i due fratelli, durante il quale Franco avrebbe avuto un’epistassi. L’elemento, accompagnato da una registrazione audio, è stato acquisito agli atti per accordo tra le parti, ma la Corte ha respinto l’ipotesi di nuove indagini, ritenendo il quadro probatorio già completo. È stato inoltre segnalato che il testimone in questione soffrirebbe di gravi problemi cognitivi. Il processo riprenderà giovedì 17 aprile alle ore 15 con l’arringa finale della difesa e la successiva decisione della Corte.