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RIMINI: Bimbo morì in incidente stradale, condannati i genitori

CRONACA - Il tribunale di Rimini, sulla base di sentenze di Cassazione, ha condannato due coniugi a 10 mesi e 20 giorni di reclusione per omicidio stradale: non avevano allacciato correttamente il seggiolino del figlio, un bambino di due anni e quattro mesi morto nel 2019 per le ferite riportate in un incidente d'auto avvenuto in via Coriano. L'auto dei genitori si scontrò con quella di una giovane automobilista riminese condannata ieri ad un anno e 4 mesi. Per i genitori e l'automobilista, la pena è sospesa.

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RICCIONE: Riaprirà il McDonald’s sulla Statale Adriatica

ATTUALITÀ - Procede l’iter burocratico per la costruzione di un nuovo McDonald’s a Riccione. Il colosso del fast food aprirà la sua nuova attività in via Flaminia al numero 51 dove ora ergono due edifici privati utilizzati in precedenza come residenza e magazzino. Per l’assessore all’Urbanistica Christian Andruccioli “il fatto che una società con un marchio così forte a livello internazionale investa a Riccione è sempre molto positivo, porterà nuovi posti di lavoro e cederà al comune un parcheggio con 24 posti auto a uso della collettività che consentiranno di limitare i disagi in occasione del mercato a San Lorenzo”. Inoltre, continua l’assessore, “l’amministrazione ha concordato con la società che realizzerà il McDonald’s il mantenimento del grande olmo presente nel lotto e, come richiesto dai residenti, la garanzia della pulizia non soltanto dell’area esterna del locale ma di tutta l’area circostante”.

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SANTARCANGELO DI R.: Auto nel Po, un femminicidio, Lorena è stata accoltellata

CRONACA - Lorena Vezzosi è stata accoltellata, prima che l'auto su cui si trovava finisse nel Po: ad ucciderla, con un'arma ancora non ritrovata, è stato l'ex compagno, Stefano Del Re. Un femminicidio, l'ennesimo, commesso nell'appartamento di Sant'Arcangelo di Romagna, dove i coniugi separati abitavano, oppure durante il tragitto dal Riminese verso la provincia di Cremona, territorio di cui i due erano originari. La procura della Repubblica di Cremona, e come l'autorità giudiziaria anche i carabinieri titolari delle indagini, preferiscono mantenere ancora il massimo riserbo, ma tutte le informazioni che filtrano dopo l'autopsia, eseguita questa mattina all'ospedale Maggiore di Cremona, convergono nella stessa direzione: dietro il mistero del Po, oltre l'orrore dei due cadaveri ritrovati uno a fianco dell'altro nella Nissan dell'ausiliario 55enne finita nel fiume giovedì notte e poi recuperata all'alba del venerdì, c'è un omicidio. Dunque non un incidente, non più l'ombra dell'ennesimo femminicidio ma la certezza di un delitto. Consumato con un'arma che per il momento non è stata trovata e che, sempre secondo indiscrezioni, sarebbe stata affondata più volte sul corpo della donna. Potrebbe essere un coltello, ma investigatori e inquirenti non escludono che l'arma utilizzata possa essere anche un bisturi. Un'ipotesi che si sta facendo strada per due motivi: da un lato, la professione di operatore sanitario di Del Re; dall'altro, il tipo di ferite individuate. "Nette", vengono descritte nelle pieghe del silenzio ufficiale seguito all'ispezione accurata sul corpo della donna disposta dal pubblico ministero Chiara Treballi ed effettuata dall'anatomopatologa Elena Invernizzi. E pochi dubbi, ormai, ci sono anche sul movente: il rancore per un rapporto finito. Perché Del Re non avrebbe accettato il distacco dalla famiglia e le complicazioni crescenti, imputate all'ex compagna 53enne, di vedere i due figli minorenni. Sembra inoltre che Lorena, da qualche tempo, si stesse ricostruendo una vita e avesse iniziato una relazione con un altro uomo. Resta da capire dove la donna sia stata colpita. Nell'appartamento di via Terranova condiviso per anni, la prima opzione, magari dopo una lite e usando un coltello da cucina. Una tesi che, però, si scontra con un dettaglio: non ci sarebbe sangue nell'alloggio, ma solo macchie rosse, già repertate dalla Scientifica ma ancora da classificare compiutamente, sulla scala. Ecco che, allora, appare più accreditata la teoria della trappola, dell'omicidio premeditato e pianificato nei dettagli. Del Re potrebbe aver convinto Vezzosi ad uscire con una scusa &mdash magari proprio quella della cena di cui si è tanto ragionato senza che però emergesse alcun riscontro effettivo &mdash, oppure essere salito in casa e averla costretta a scendere, opzione ipotizzabile anche perché il cellulare della donna è stato ritrovato sul divano e non invece in macchina, come sarebbe normale per due persone che scelgono di trascorrere la serata insieme. A quel punto, deve essere iniziato il lungo viaggio verso Casalmaggiore: 220 chilometri. E in quelle due ore e mezza di trasferta tutto potrebbe essere accaduto. Del Re potrebbe essersi fermato ovunque a compiere il suo atroce proposito. E aver proseguito il tragitto con il cadavere vicino, piuttosto che occultato nel baule. Oppure, potrebbe aver portato a termine l'idea di uccidere Lorena una volta arrivato a Casalmaggiore. O prima del saluto ai genitori, considerando che a quell'incontro accertato intorno alle 20, Vezzosi non è stata vista da madre e padre del 55enne. Oppure anche dopo, nell'imminenza della caduta dell'utilitaria nel Po filmata dalle telecamere. Erano le 2.56. E Lorena Vezzosi, a quell'ora, era di sicuro già stata uccisa.

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FAENZA: Caserma vigili del fuoco, presentato il progetto definitivo

ATTUALITÀ - Un edificio a due piani, suddivisi tra autorimessa, centrale operativa, zona notte e area relax. Costo complessivo 4,2 milioni di euro di cu 700mila messi direttamente dal Comune. Durata dei lavori 18 mesi. Questi fondamentali della nuova caserma dei vigili del fuoco di Faenza, che sorgerà in via Piero della Francesca e di cui è stato presentato il progetto definitivo. E’ il primo step di un percorso che durerà alcuni mesi, anche se si spera il meno possibile, dopo i ritardi causati dall’aumento del costo delle materie prime. INTERVISTA NEL VIDEO

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BOLOGNA: Effetto Cau, diminuiscono gli accessi nei pronto soccorso regionali | VIDEO

ATTUALITÀ - LANCIO: La regione Emilia Romagna ha presentato i dati relativi ai Cau, i centri di assistenza urgenza: segnali positivi, soprattutto in termini di pressione sui Pronto Soccorso, per un 2024 dove si prevedono 400mila accessi. Sono oltre 200mila gli accessi alle 42 strutture Cau, i centri di assistenza urgenza creati dalla regione Emilia Romagna per ridurre la pressione sui pronto soccorso. Il bilancio presentato dall’Assessore alla sanità regionale Raffaele Donini mostra dati positivi che indicano una diminuzione del 15,5% per i codici bianchi e del 9% per i codici verdi. Un modello innovativo di sanità e garanzia di assistenza pubblica universalistica, che entro il 2024 saliranno a 50 in regione e che potrebbe rappresentare un punto di riferimento a livello nazionale. "La riorganizzazione dell'emergenza urgenza- sottolinea Donini- sta dando i suoi frutti. Nei primi cinque mesi di quest'anno è evidente il calo di accessi in Pronto soccorso a favore, invece, dei Cau, che capillarmente coprono il territorio regionale. Il sistema sta funzionando, grazie anche al lavoro del personale sanitario e ai cittadini che hanno compreso quanto sia importante accedervi in modo appropriato. Per l'Emilia-Romagna è una sfida, un modello innovativo di sanità che vuole continuare a erogare cure e servizi di qualità e ad essere pubblica ed universalistica. Un modello che può diventare punto di riferimento a livello nazionale"

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