3 MARZO 2025

14:17

NOTIZIA DI POLITICA

DI

454 visualizzazioni


3 MARZO 2025 - 14:17


NOTIZIA DI POLITICA

DI

454 visualizzazioni



EMILIA-ROMAGNA: Sovraffollamento, “è come se ci fosse un carcere in più”

In Regione, per la prima volta insieme, il garante dei detenuti dell’Emilia-Romagna ha fatto il punto della situazione insieme al presidente dell’Assemblea legislativa e i suoi omologhi nei territori. Diversi gli aspetti che preoccupano, a partire dalla questione dei 50 ex minori non accompagnati che stanno per essere trasferite nel carcere della Dozza, a Bologna

Visti i dati, è come se in regione ci fosse un carcere più. Lo sintetizza il garante dei detenuti dell’Emilia-Romagna, allo stesso tavolo, per la prima volta, col presidente dell’Assemblea legislativa e i suoi omologhi del territorio, per fare il punto della situazione. “Il sistema non funziona” sottolinea subito Roberto Cavalieri. Quasi 4mila le persone ristrette, metà sono stranieri. A Bologna preoccupano sia il minorile, con 55 detenuti su 40 posti e definito “malato” da qualche anno, sia la Dozza. Qui il Governo sta per mandare 50 giovani adulti, in gran parte ex minori non accompagnati, da diversi Ipm del Nord Italia, Pratello compreso, per tre mesi, il tempo di recuperare 90 posti negli istituti di Rovigo, Lecce e L’Aquila, dove però, spiega Cavalieri, i lavori non sarebbero ancora partiti. I garanti parlano di decisione scellerata e rischiosa. “Mi auguro che non sia una scelta prodromico a vedere i ragazzi nel circuito detentivo degli adulti” commenta il garante di Bologna, Antonio Ianniello. In generale, i problemi sono i simili un po’ dappertutto. A Piacenza più dell’80% ha problemi di tossicodipendenza e c’è solo un assistente sociale; a Modena i detenuti sono oltre 570 a fronte di 372 posti; a Rimini 139 su 118 posti, con picchi estivi oltre i 170. Proprio a Rimini, conclude il garante Giorgio Galavotti, “resta l’annosa questione della sezione prima che deve essere assolutamente ristrutturata. Il progetto è stato approvato ed è finanziato, prima o poi i lavori si faranno”.




ALTRE NOTIZIE DI POLITICA

BOLOGNA: Emergenza casa, le proposte al tavolo della Fondazione Yunus

Più collaborazione fra pubblico e privato, incentivi per chi affitta immobili inutilizzati o li vuole ristrutturare, maggiori opportunità di trasporto per chi sceglie di trasferirsi nelle zone montane e la richiesta a livello nazionale di una legge sugli affitti brevi: queste alcune delle proposte realizzate dalle diverse realtà messe attorno allo stesso tavolo dalla Fondazione Yunus Italia per affrontare l’ormai cronico problema della mancanza di case a Bologna Maggiore collaborazione fra pubblico e privato, con ristrutturazioni di patrimonio comune inutilizzato e incentivi per rimettere in circolo alloggi sfitti (la stima è di oltre 15mila in città), ma non solo. Sono diverse le proposte messe a terra dalle diverse realtà messe attorno allo stesso tavolo dalla Fondazione Yunus, dal EmilBanca alla Cisl, dalle Acli a Confocooperative, senza dimenticare Comune, agenzie del lavoro e centri di formazione professionale, per affrontare l’ormai noto problema della casa a Bologna. I canoni d’affitto, stando ai dati forniti nell’ambito del percorso condiviso NextWelfare, sono saliti di oltre il 14% nel 2024, doppiando la media nazionale, con gli affitti brevi che si stanno letteralmente mangiano il patrimonio residenziale in centro. Serve dunque intervenire con diverse misure adottate in sinergia fra gli stakeholders, che passino anche dalla rigenerazione energetica degli immobili, dall’agenzia per l’abitare del Comune, che entro primavera dovrebbe essere operativa, e da politiche che evitino l’espulsione dal centro della cosiddetta fascia grigia. “Non è solo una questione legata agli immobili, ma un elemento di coesione sociale” sottolinea il vicepresidente di Yunus Italia, Giuseppe Torluccio. Emily Clancy, vicesindaca di Bologna, aggiunge: “Sugli affitti brevi serve una legge nazionale”. Altro tema è quello delle seconde case, sia di cui sono proprietarie vedove che non affittano per non aumentare il reddito e perdere la pensione di reversibilità, spiegano dalle Acli, sia di chi ne ha una vuota in appennino, per cui servono maggiori investimenti sulla mobilità e su ristrutturazioni ancora poco convenienti. Chiara Pazzaglia, presidente Acli Bologna, conclude: “Con gli altri partner penseremo a un fondo dedicato per ristrutturare questi alloggi, abbiamo sondato le disponibilità dei proprietari a metterle sul mercato e questa sarebbe un’altra soluzione concreta”.