12 FEBBRAIO 2025

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12 FEBBRAIO 2025 - 16:40


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BOLOGNA: Caro-bus, la vicesindaca Clancy difende la decisione del Comune | VIDEO

La vicesindaca di Bologna, Emily Clancy, commenta per la prima volta la decisione del Comune, che tanto sta facendo discutere in città, di aumentare da 1,50 euro a 2,30 euro il costo del biglietto dell’autobus, parlando di manovra non più rimandabile, di nuovi incentivi e scontistiche e di “reazioni comprensibili”

“È una manovre che è stata rinviata il più possibile, un aumento che mancava da diverso tempo, ma sappiamo che dobbiamo potenziare il trasporto pubblico proprio per rispondere alle sofferenze che sta vivendo la città. Dunque stiamo facendo un lavoro per potenziare il servizio stesso”. Così la vicesindaca di Bologna, Emily Clancy, interviene per la prima volta nel dibattito che si è creato attorno ai rincari nel costo del biglietto dell’autobus a partire dal prossimo primo marzo. “Si è fatta una scelta che è quella di cercare di tutelare maggiormente chi lo usa tutti i giorni -continua - . Sia con gli abbonamenti, che hanno molta scontistica e riduzioni, di cui finora si è parlato poco, ma anche ulteriori incentivi. Si è fatto un lavoro per cercare di tutelare chi davvero utilizza principalmente il trasporto pubblico, dunque le fasce più fragili della città”. Il dialogo per individuare ulteriori fasce da sostenere è aperto, garantisce ancora Clancy a margine di un evento Cgil, dopo aspre critiche bipartisan verso Palazzo D’Accursio. “Penso che in un momento in cui i cittadini e le cittadine sono colpite da inflazione e carovita in generale c’è stata una reazione comprensibile sul singolo biglietto, ma chi lo fa è un utilizzatore sporadico -conclude – e questo forse ha distratto l’attenzione su incentivi e scontistiche, anche nuove. Sicuramente anche noi dobbiamo migliorare nella comunicazione”.




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BOLOGNA: Emergenza casa, le proposte al tavolo della Fondazione Yunus

Più collaborazione fra pubblico e privato, incentivi per chi affitta immobili inutilizzati o li vuole ristrutturare, maggiori opportunità di trasporto per chi sceglie di trasferirsi nelle zone montane e la richiesta a livello nazionale di una legge sugli affitti brevi: queste alcune delle proposte realizzate dalle diverse realtà messe attorno allo stesso tavolo dalla Fondazione Yunus Italia per affrontare l’ormai cronico problema della mancanza di case a Bologna Maggiore collaborazione fra pubblico e privato, con ristrutturazioni di patrimonio comune inutilizzato e incentivi per rimettere in circolo alloggi sfitti (la stima è di oltre 15mila in città), ma non solo. Sono diverse le proposte messe a terra dalle diverse realtà messe attorno allo stesso tavolo dalla Fondazione Yunus, dal EmilBanca alla Cisl, dalle Acli a Confocooperative, senza dimenticare Comune, agenzie del lavoro e centri di formazione professionale, per affrontare l’ormai noto problema della casa a Bologna. I canoni d’affitto, stando ai dati forniti nell’ambito del percorso condiviso NextWelfare, sono saliti di oltre il 14% nel 2024, doppiando la media nazionale, con gli affitti brevi che si stanno letteralmente mangiano il patrimonio residenziale in centro. Serve dunque intervenire con diverse misure adottate in sinergia fra gli stakeholders, che passino anche dalla rigenerazione energetica degli immobili, dall’agenzia per l’abitare del Comune, che entro primavera dovrebbe essere operativa, e da politiche che evitino l’espulsione dal centro della cosiddetta fascia grigia. “Non è solo una questione legata agli immobili, ma un elemento di coesione sociale” sottolinea il vicepresidente di Yunus Italia, Giuseppe Torluccio. Emily Clancy, vicesindaca di Bologna, aggiunge: “Sugli affitti brevi serve una legge nazionale”. Altro tema è quello delle seconde case, sia di cui sono proprietarie vedove che non affittano per non aumentare il reddito e perdere la pensione di reversibilità, spiegano dalle Acli, sia di chi ne ha una vuota in appennino, per cui servono maggiori investimenti sulla mobilità e su ristrutturazioni ancora poco convenienti. Chiara Pazzaglia, presidente Acli Bologna, conclude: “Con gli altri partner penseremo a un fondo dedicato per ristrutturare questi alloggi, abbiamo sondato le disponibilità dei proprietari a metterle sul mercato e questa sarebbe un’altra soluzione concreta”.