EMILIA-ROMAGNA: Bonaccini e l'ipotesi terzo mandato, scintille per la Regione
La campagna elettorale per la Regione Emilia-Romagna è cominciata: fra il presidente Bonaccini e il plenipotenziario di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami sono volati i primi botti di fine anno che preludono a un 2024 decisivo per la politica emiliano-romagnola. Le elezioni in una delle due Regioni dove il centrosinistra non ha mai perso, sono destinate a diventare, come già avvenne nel gennaio 2020, il focus della politica italiana. Al centro della scena c'è il presidente Bonaccini a cui la legge vieta di ricandidarsi per la terza volta, a meno di un piuttosto improbabile intervento governativo sul terzo mandato, che ha suscitato un dibattito che coinvolge anche molti suoi colleghi di entrambi gli schieramenti. Il secondo mandato di Bonaccini termina a gennaio 2025, ma nelle ultime settimane si è fatta sempre più consistente la voce che vorrebbe lo stesso Bonaccini candidato al Parlamento europeo, con il compito di trascinare il Pd nella circoscrizione nord-est. In caso di elezione la legge regionale prevede che la sua vice, Irene Priolo, possa portare a termine la legislatura, anche se a quel punto non si esclude un accordo politico per anticipare il voto di qualche mese. "Non credo - è la puntura arrivata da Bignami - che Bonaccini si dimetterà nel mezzo della legislatura, nel mezzo dell'alluvione per andare in Europa, perché tutto si può dire di Bonaccini tranne che sia uno che scappa dalle proprie responsabilità". Parole che hanno suscitato la pronta replica del presidente, secondo cui gli esponenti di centrodestra "sanno perfettamente che tra un anno scadrà il mio secondo mandato. Siccome hanno sempre detto che ci vorranno anni per ricostruire tutto ciò che è stato distrutto o danneggiato lo scorso maggio, immagino allora saranno coerenti con questo auspicio e daranno il via libera al possibile mio terzo mandato. O non lo faranno perché hanno timore di riavermi come avversario?". Ma visto che l'intervento sul terzo mandato, che Bonaccini apprezzerebbe molto e non ne fa mistero, rimane piuttosto improbabile, sono cominciate le grandi manovre per la successione che al momento vedono due nomi in pole position: la stessa Irene Priolo (che ha gestito la delega della protezione civile nell'emergenza alluvione) e il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, entrambi targati Pd. La platea di quelli che aspirano a salire all'ultimo piano della moderna torre bolognese disegnata da Kenzo Tange, sede della Regione, è però molto più ampia. La questione è complessa, perché si incrocia appunto con le Europee (e con quella che sarà la decisione di Bonaccini a riguardo), ma anche con le comunali che nello stesso giorno eleggeranno numerosi sindaci. La partita più intricata è a Modena (città di Bonaccini) dove si sta cercando di risolvere un'empasse tutta interna al Pd per scegliere il successore di Giancarlo Muzzarelli, anch'egli stoppato dalla legge sui mandati. Tutti nodi che nei primi mesi dell'anno prossimo dovranno arrivare al pettine, sotto lo sguardo della segretaria (ed ex vicepresidente di Bonaccini) Elly Schlein che segue con attenzione le vicende della sua Regione. Il centrodestra vuole provarci. Dopo che le ultime due sconfitte hanno visto un leghista guidare la coalizione, stavolta portare la bandiera spetterebbe di diritto a Fratelli d'Italia, anche nel nome di un riequilibrio nazionale interno alla coalizione. Ma se Bignami, come continua a ribadire, non vuole essere della partita, non sarà semplice individuare il nome giusto. A meno di non voler provare a pescare fuori dai partiti: ma le scelte civiche, in questi casi, per avere chance di successo vanno preparate con largo anticipo.
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