21 DICEMBRE 2020

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21 DICEMBRE 2020 - 09:10


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RIMINI: Comune al voto nel 2021 dopo 10 anni di Andrea Gnassi | VIDEO

Dai grandi progetti urbani agli eventi, vediamo che cosa hanno segnato i dieci anni alla guida di Rimini di Andrea Gnassi.

 

Aveva scelto la bicicletta come simbolo della sua prima campagna elettorale nel 2011 quando è stato eletto alla guida della sua città, Rimini. Andrea Gnassi da allora ha pedalato e non si può dire che nei suoi due mandati da sindaco sia stato fermo. Tra i primi atti, la revisione del piano di salvaguardia della balneazione divenuto un maxi investimento da 200 milioni di euro che ha unito alla chiusura degli scarichi a mare il restyling del waterfront. L’ambiente come pilastro. Al grido di ‘stop al consumo di suolo’ l’amministrazione Gnassi ha rivisto alcuni dei piani urbanistici più espansivi.

 ‘Via le auto dal centro’, l’altro slogan gnassiano, quello che ha causato più mal di pancia tra negozianti e residenti: piazze più belle da una parte, minori posti auto dall’altra. Poco importa, il punto di riferimento per Gnassi è Friburgo. In un continuo binomio progettuale tra “hardware e software”, “sotto e sopra”, fino all’ultimo “terra e sogno”, il primo cittadino non si è mai lasciato scalfire dalle polemiche. “Sindacone”, “Sindy”, sui social viene chiamato in tutti i modi.

Dal carattere ostinato, per i suoi detrattori è scontroso, “uomo solo al comando”, ma per chi gli sta vicino è proprio la sua testardaggine ad avergli fatto completare molti progetti.

Negli ultimi dieci anni le presenze turistiche di Rimini sono rimaste in media sui 7,5 milioni l’anno nonostante la crisi del mercato russo. La città ha ottenuto riconoscimenti importanti, è stata consigliata nel 2018 dal New York Times e nel 2019 da Forbes come meta tra le più interessanti al mondo. E se c’è un campo in cui Gnassi dà il meglio di sé è quello degli eventi, come Al Meni e la Molo Street Parade, mentre in inverno il format del ‘Capodanno più lungo del mondo’ ha dato lavoro ad hotel che in genere rimanevano chiusi.

Il momento di maggiore emozione di questi 10 anni è stato la riapertura del Teatro Galli ferito dalla guerra. In quello stesso anno, il 2018, è stato riaperto anche il cinema Fulgor legato a Federico Fellini, e la riconciliazione della città con il grande maestro del cinema è stato un altro dei tratti dell’amministrazione Gnassi, che ha fatto della cultura, del trasformare Rimini in città d’arte la sua bandiera.




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EMILIA-ROMAGNA: "Spopolamento inevitabile", preoccupa il futuro della aree interne | VIDEO

Preoccupano le informazione contenute nel piano del governo sul rilancio della aree interne del paese. In alcune zone il declino viene definito “irreversibile”. Se ne è parlato anche in Regione «Un percorso di spopolamento irreversibile» per aree che «hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un processo di cronicizzazione del declino e dell’invecchiamento». È quanto si legge a pagina 45 del Piano Strategico delle Aree Interne, pubblicato pochi giorni fa dal Governo e contenente le linee guida per contrastare lo spopolamento delle zone interne del Paese. Il documento, oltre a illustrare i fondi stanziati – 310 milioni di euro per il periodo 2021-2027 – suddivide le aree interne in base agli obiettivi demografici: da un lato quelle su cui si può puntare per una inversione di tendenza, dall’altro quelle in cui il declino demografico viene considerato inevitabile. Un quadro che preoccupa Maurizio Fabbri, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna: «Il nuovo piano del Governo legittima la rassegnazione», ha dichiarato in aula. In Emilia-Romagna, le aree interne comprendono circa 130 comuni, per un totale di oltre mezzo milione di abitanti, pari al 12% della popolazione regionale. Nel documento governativo non è specificato quali comuni rientrino esattamente nelle aree a rischio di spopolamento, ma preoccupa l’approccio, che sembra andare in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo in alcune zone montane: nel biennio 2022-2023, si contano 100.000 nuovi residenti nelle aree montane a livello nazionale. Il rischio, secondo molti, è quello di sovraccaricare le città. «Il futuro dell’Italia non può essere scritto solo lungo le dorsali metropolitane – ha spiegato Fabbri –. Le aree interne coprono il 60% del territorio nazionale e rappresentano un patrimonio da valorizzare, con investimenti in infrastrutture, sanità, istruzione e digitale».