Economia

Thumbnail EMILIA-ROMAGNA: Beni durevoli, consumi in crescita nel 2024 | VIDEO

EMILIA-ROMAGNA: Beni durevoli, consumi in crescita nel 2024 | VIDEO

ECONOMIA - La voglia di comfort e mobilità spinge i consumi in Emilia-Romagna, che nel 2024 ha superato i 7 miliardi di euro di spesa in beni durevoli, in crescita del 4,7% rispetto all’anno precedente. A fotografare l’andamento è l’Osservatorio Findomestic, che mette in luce un mercato regionale vivace, capace di trainare il comparto nazionale soprattutto nei settori degli elettrodomestici, dell’elettronica e dei motori. Modena si conferma locomotiva dei consumi durevoli in Italia, con la spesa media familiare più alta del Paese (3.854 euro). Bologna guida la regione grazie a forti incrementi nei motoveicoli (+24%) e negli elettrodomestici (+8,3%). Rimini registra poi la crescita più marcata dell’Emilia-Romagna (+7,1%) e si piazza al sesto posto in Italia. Bene soprattutto l’auto nuova (+12,8%) e i motoveicoli (+16,3%). Forlì-Cesena, tiene bene negli elettrodomestici (+7,4%). Ravenna, con una crescita più contenuta (+1,6%), sorprende nei motoveicoli (+16,7%), seconda miglior performance regionale. Mentre Ferrara è l’unica provincia a registrare un calo nei consumi di motoveicoli (-2,2%), pur mantenendo un andamento stabile negli altri comparti. Le performance provinciali rivelano così un tessuto economico eterogeneo, con alcune realtà in piena espansione (come Rimini e Modena) e altre più caute, ma comunque resilienti. La leggera flessione nei mobili e nella tecnologia suggerisce una fase di assestamento dopo la corsa degli anni post-pandemici.

Thumbnail BOLOGNA: La Perla e Menarini, futuro sempre più incerto | VIDEO

BOLOGNA: La Perla e Menarini, futuro sempre più incerto | VIDEO

Continuano a preoccupare nel Bolognese due importanti crisi aziendali: la Perla e Menarini, coi lavoratori dell’unico produttore di autobus in Italia in sciopero e presidio il prossimo 23 aprile. Cgil e Uil attaccano invece la ministra Calderone per il mancato emendamento sulla proroga alla cassa integrazione per 50 lavoratrici de La Perla Nulla di fatto: dell’emendamento promesso al decreto legge sulla pubblica amministrazione in discussione in questi giorni in commissione alla Camera, che doveva garantire la possibilità di proroga della cassa integrazione straordinaria per 50 lavoratrici delle due aziende del gruppo La Perla in liquidazione, non c’è alcuna traccia. Lo fanno sapere le sindacaliste Stefania Pisani e Mariangela Occhiali, di Cgil e Uil, che in una nota congiunta attaccano: “Ricordiamo alla ministra Calderone che viviamo di concretezza, non di chiacchiere. Anche questa volta le promesse sono rimaste parole vuote” dicono, riferendosi alle rassicurazioni, disattese, ricevute in occasione dell’ultima protesta romana, proprio davanti al Ministero del Lavoro, lo scorso marzo. “Così facendo si è compromessa ogni possibilità di rilancio del gruppo” aggiungono, “le lavoratrici non meritano di essere prese in giro, la pazienza è finita”. Solidali con loro Città Metropolitana e Regione, con l’assessore al lavoro Giovanni Paglia che parla di “ferita al clima di collaborazione”. La Perla non è comunque l’unico fronte aperto nel Bolognese, anzi. Tra le diverse crisi aziendali della provincia, torna infatti a preoccupare la situazione di Menarini, unico produttore di autobus sul suolo nazionale ma con grandi incertezze sul futuro. "A 10 mesi dall'ingresso nella compagine societaria della nuova proprietà non c'è traccia del rilancio dello stabilimento di Bologna, con l'azienda che ha proceduto con alcuni licenziamenti unilaterali e due figure centrali nel progetto di rilancio, il direttore industriale e il responsabile della produzione sono scappati a gambe levate” riferiscono Cgil, Cisl e Uil, annunciando uno sciopero e un presidio il 23 aprile, quando è previsto un incontro fra le parti in Regione, per fare il punto sull’accordo della scorsa primavera che prevedeva percorsi di tutela per i lavoratori in esubero e un nuovo piano industriale. “L'unica cosa che avanza è il ricollocamento fuori dall'azienda" dicono infine i sindacati, denunciando il silenzio del Ministero delle Imprese e del partner cinese che dovrebbe rilevare il 25% del capitale.

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BOLOGNA: Paolo de Castro è il nuovo presidente di Nomisma

Paolo de Castro è il nuovo presidente di Nomisma. Oggi l’assemblea dei soci ha preso atto delle dimissioni del presidente uscente Maurizio Marchesini dando seguito alla nomina. De Castro, classe 1958, è stato ministro delle politiche agricole nonché parlamentare europeo. La decisione di Maurizio Marchesini, che in Nomisma manterrà il ruolo di Vice Presidente esecutivo, “è maturata – spiega una nota - in coerenza con la volontà di garantire alla Presidenza di Nomisma un impegno continuativo e pienamente dedicato”. “Accolgo questo incarico – dice de Castro - con grande orgoglio e senso di responsabilità, con l’obiettivo di portare un contributo concreto in termini di competenze, esperienza e relazioni che metterò a servizio della società. Con il nuovo piano di sviluppo Nomisma rinnova la propria volontà di investimento, con un focus particolare su ambiti di ricerca strategici per il Paese – dall’agroalimentare all’immobiliare, dall’industria all’energia, dai temi ESG alla transizione digitale – dove indipendenza, autorevolezza e capacità progettuale sono decisive. Al contempo, Nomisma intende porsi come interlocutore dei percorsi di generazione di nuova conoscenza che trovano, in particolare a Bologna ma non solo, una centralità importante per la vita economica delle imprese”


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