7 APRILE 2025

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7 APRILE 2025 - 14:33


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BOLOGNA: Nimax sempre più internazionale, nel gruppo società in Africa e Danimarca

La bolognese Nimax spa, partner di riferimento per moltissime aziende in ambito di marcatura, etichettatura e ispezione avanzata, ha perfezionato l’ingresso nel suo gruppo della danese Domino System, con la nascita di un nuovo network che porterà il marchio emiliano anche in Kenya, Uganda e Tanzania

Nimax Spa, azienda bolognese fondata oltre 50 anni fa e tra i principali player nazionali nella progettazione e fornitura di soluzioni per codifica e marcatura, sistemi di ispezione e controllo e servizi integrati per la produzione industriale, ha annunciato l’ingresso nel suo gruppo della danese Domino System, attraverso l’acquisizione della quota di maggioranza. Un’operazione che include anche la Wichmann System, che con le sue società in Tanzania, Uganda e Kenya e la nascita di un vero e proprio network, fa compiere un importante passo internazionale ad un’azienda già cresciuta dai 12 milioni di fatturato e i 60 dipendenti nel 2009 agli attuali 27 milioni di euro, oltre 100 dipendenti e tre sedi in Italia. “Di solito si pensa che le aziende più piccole siano sempre l’oggetto delle acquisizioni come acquisite, la novità di Nimax e la visione è invece, al contrario, quella di crescere dalle dimensioni di una media azienda ad un gruppo industriale e un aggregato importante di distribuzione dall’Europa e fuori” spiega il ceo Nicola Montanari, che aggiunge: “Il conglomerato delle aziende acquisite fattura intorno ai 40 milioni di euro, prevediamo da qui al 2030 di superare i 50-55, per ora. Nel progetto sono previste anche future acquisizioni”.

 




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BOLOGNA: La Perla e Menarini, futuro sempre più incerto | VIDEO

Continuano a preoccupare nel Bolognese due importanti crisi aziendali: la Perla e Menarini, coi lavoratori dell’unico produttore di autobus in Italia in sciopero e presidio il prossimo 23 aprile. Cgil e Uil attaccano invece la ministra Calderone per il mancato emendamento sulla proroga alla cassa integrazione per 50 lavoratrici de La Perla Nulla di fatto: dell’emendamento promesso al decreto legge sulla pubblica amministrazione in discussione in questi giorni in commissione alla Camera, che doveva garantire la possibilità di proroga della cassa integrazione straordinaria per 50 lavoratrici delle due aziende del gruppo La Perla in liquidazione, non c’è alcuna traccia. Lo fanno sapere le sindacaliste Stefania Pisani e Mariangela Occhiali, di Cgil e Uil, che in una nota congiunta attaccano: “Ricordiamo alla ministra Calderone che viviamo di concretezza, non di chiacchiere. Anche questa volta le promesse sono rimaste parole vuote” dicono, riferendosi alle rassicurazioni, disattese, ricevute in occasione dell’ultima protesta romana, proprio davanti al Ministero del Lavoro, lo scorso marzo. “Così facendo si è compromessa ogni possibilità di rilancio del gruppo” aggiungono, “le lavoratrici non meritano di essere prese in giro, la pazienza è finita”. Solidali con loro Città Metropolitana e Regione, con l’assessore al lavoro Giovanni Paglia che parla di “ferita al clima di collaborazione”. La Perla non è comunque l’unico fronte aperto nel Bolognese, anzi. Tra le diverse crisi aziendali della provincia, torna infatti a preoccupare la situazione di Menarini, unico produttore di autobus sul suolo nazionale ma con grandi incertezze sul futuro. "A 10 mesi dall'ingresso nella compagine societaria della nuova proprietà non c'è traccia del rilancio dello stabilimento di Bologna, con l'azienda che ha proceduto con alcuni licenziamenti unilaterali e due figure centrali nel progetto di rilancio, il direttore industriale e il responsabile della produzione sono scappati a gambe levate” riferiscono Cgil, Cisl e Uil, annunciando uno sciopero e un presidio il 23 aprile, quando è previsto un incontro fra le parti in Regione, per fare il punto sull’accordo della scorsa primavera che prevedeva percorsi di tutela per i lavoratori in esubero e un nuovo piano industriale. “L'unica cosa che avanza è il ricollocamento fuori dall'azienda" dicono infine i sindacati, denunciando il silenzio del Ministero delle Imprese e del partner cinese che dovrebbe rilevare il 25% del capitale.