24 GIUGNO 2024

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24 GIUGNO 2024 - 15:51


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EMILIA-ROMAGNA: L'economia rallenta e la produzione cala di oltre il 3%

Bilancio negativo nel primo trimestre del 2024 per l'industria manifatturiera in Emilia-Romagna. Unioncamere e Confindustria, insieme a Intesa San Paolo, hanno presentato la consueta indagine congiunturale a Bologna

L'industria e quindi anche l'economia regionale rallenta. Fra gennaio e marzo le piccole e medie imprese hanno diminuito la produzione del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il fatturato si è contratto del 3,5%. E' quanto emerge dall'Indagine congiunturale sull'industria manifatturiera dell’Emilia-Romagna realizzata in collaborazione tra Unioncamere e Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo e presentata a Bologna. Gli ordini complessivi calano del 2.1%. Soffrono soprattutto le piccole imprese che impiegano fino a nove dipendenti, per le quali mediamente la produzione diminuisce del 4,7% ma, contrariamente a quanto avvenuto nel 2023, rallenta anche la produzione delle imprese medio grandi, scesa del 2,8%. Le ore di cassa integrazione sono aumentate del 69%, a conferma dell'atteggiamento di prudenza e preoccupazione delle aziende. "Per un’economia così competitiva nel mondo come quella della nostra regione - ha commentato Valerio Veronesi, presidente Unioncamere Bologna -, i primi mesi dell’anno hanno registrato, in quasi tutti i settori, il rallentamento nel 2023 dei mercati internazionali. L’impatto è stato più importante per le imprese di piccola dimensione. La consapevolezza degli imprenditori sugli scenari della nuova globalizzazione va affiancata con politiche per favorire la crescita dimensionale e l’investimento in innovazione. "Rallenta il ritmo di espansione dell’economia - ha spiegato Alessandro Malvolti, delegato Confindustria Emilia-Romagna per l’internazionalizzazione -. L’industria
regionale resta solida in un contesto molto incerto, in attesa di una ripresa della domanda mondiale, del rientro dell’inflazione e una discesa dei tassi di interesse. Occorre accelerare il piano 'Transizione 5.0' per dare una spinta agli investimenti". "I prestiti all’industria hanno tenuto meglio che nel resto d’Italia, riducendosi in misura minore e mostrando un assestamento del trend. I depositi delle imprese sono tornati in crescita e resta alto il grado di liquidità, a conferma del rafforzamento finanziario conseguito nel tempo" ha sottolineato, infine, Alessandra Florio, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo.

 




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BOLOGNA: La Perla e Menarini, futuro sempre più incerto | VIDEO

Continuano a preoccupare nel Bolognese due importanti crisi aziendali: la Perla e Menarini, coi lavoratori dell’unico produttore di autobus in Italia in sciopero e presidio il prossimo 23 aprile. Cgil e Uil attaccano invece la ministra Calderone per il mancato emendamento sulla proroga alla cassa integrazione per 50 lavoratrici de La Perla Nulla di fatto: dell’emendamento promesso al decreto legge sulla pubblica amministrazione in discussione in questi giorni in commissione alla Camera, che doveva garantire la possibilità di proroga della cassa integrazione straordinaria per 50 lavoratrici delle due aziende del gruppo La Perla in liquidazione, non c’è alcuna traccia. Lo fanno sapere le sindacaliste Stefania Pisani e Mariangela Occhiali, di Cgil e Uil, che in una nota congiunta attaccano: “Ricordiamo alla ministra Calderone che viviamo di concretezza, non di chiacchiere. Anche questa volta le promesse sono rimaste parole vuote” dicono, riferendosi alle rassicurazioni, disattese, ricevute in occasione dell’ultima protesta romana, proprio davanti al Ministero del Lavoro, lo scorso marzo. “Così facendo si è compromessa ogni possibilità di rilancio del gruppo” aggiungono, “le lavoratrici non meritano di essere prese in giro, la pazienza è finita”. Solidali con loro Città Metropolitana e Regione, con l’assessore al lavoro Giovanni Paglia che parla di “ferita al clima di collaborazione”. La Perla non è comunque l’unico fronte aperto nel Bolognese, anzi. Tra le diverse crisi aziendali della provincia, torna infatti a preoccupare la situazione di Menarini, unico produttore di autobus sul suolo nazionale ma con grandi incertezze sul futuro. "A 10 mesi dall'ingresso nella compagine societaria della nuova proprietà non c'è traccia del rilancio dello stabilimento di Bologna, con l'azienda che ha proceduto con alcuni licenziamenti unilaterali e due figure centrali nel progetto di rilancio, il direttore industriale e il responsabile della produzione sono scappati a gambe levate” riferiscono Cgil, Cisl e Uil, annunciando uno sciopero e un presidio il 23 aprile, quando è previsto un incontro fra le parti in Regione, per fare il punto sull’accordo della scorsa primavera che prevedeva percorsi di tutela per i lavoratori in esubero e un nuovo piano industriale. “L'unica cosa che avanza è il ricollocamento fuori dall'azienda" dicono infine i sindacati, denunciando il silenzio del Ministero delle Imprese e del partner cinese che dovrebbe rilevare il 25% del capitale.