EMILIA-ROMAGNA: L'economia rallenta e sull'agricoltura pesa l'alluvione
La produzione in Emilia-Romagna ha rallentato nei primi sei mesi del 2023 rispetto all'anno scorso e sono in difficoltà anche edilizia e servizi. Si prevede una flessione anche nel terzo trimestre. A presentare l'aggiornamento della congiuntura economica, Banca d'Italia.
Nei primi sei mesi dell'anno l'attività economica in Emilia-Romagna ha rallentato, in linea col resto del Paese. Lo rileva Banca d'Italia che ha presentato a Bologna l'aggiornamento congiunturale. Il Pil è aumentato dell'1,2 per cento, un valore ampiamente inferiore a quello registrato nello stesso periodo del 2022. L'alluvione che ha colpito la regione, a maggio scorso, ha avuto un impatto rilevante sull'agricoltura: circa un terzo delle superfici coltivate è stato interessato da frane e allagamenti e i dati sulle assunzioni mostrano effetti negativi nel bimestre maggio-giugno solo nel settore agricolo. Gli indicatori disponibili suggeriscono che questa flessione sia proseguita anche nel terzo trimestre. Per il comparto delle costruzioni l'incertezza è legata anche all'attuazione del PNRR. Unica nota positiva è l'aumento dell'occupazione, escluso il comparto agricolo. Tiene anche il turismo ma non decolla.
“L'indicatore trimestrale dell'economia regionale (Iter) – spiega Pietro Raffa, direttore della sede di Bologna - registra un aumento tendenziale del prodotto dell'1,2 per cento, un valore in linea con la media nazionale, ma ampiamente inferiore a quello registrato nello stesso periodo del 2022”. “Dopo un primo trimestre ancora vivace – chiarisce -, il quadro congiunturale è sensibilmente peggiorato nei mesi primaverili, con una brusca frenata soprattutto della produzione industriale. Anche i servizi rallentano, così come l'edilizia. Per quanto riguarda l'industria, il dato è strettamente ricollegabile alla flessione che abbiamo registrato nell'esportazione che risente dell'andamento del commercio mondiale. L'edilizia, poi, soffre della rimodulazione di quelli che sono i bonus fiscali, mentre per i servizi si attenua la spinta che invece avevamo registrato particolarmente forte nell'immediatezza del dopo pandemia”
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