30 NOVEMBRE 2022

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30 NOVEMBRE 2022 - 13:13


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ROMAGNA: Manifattura, dopo fase espansiva rallentano le attività | VIDEO

Dopo una fase espansiva che durava dal marzo 2021, le imprese manifatturiere mostrano un moderato rallentamento delle attività. È quanto rileva la Camera di commercio della Romagna per il terzo trimestre dell’anno.

 

L’economia italiana rallenta a causa del caro energia e dell’inflazione che mettono in difficoltà famiglie e imprese. Sotto stress queste ultime anche per il rialzo dei tassi d’interesse e la minore liquidità in cassa dopo il pagamento delle bollette. Le ripercussioni si fanno sentire anche sulla manifattura romagnola che negli ultimi 12 mesi mostra un’inversione del trend che aveva caratterizzato gli scorsi trimestri. Nell’ultimo trimestre si confermano i segnali di rallentamento degli ordinativi, soprattutto dall’estero.

Le prospettive future per il settore “presentano luci ed ombre”, afferma il presidente della Camera di commercio della Romagna Carlo Battistini che commenta così i dati dell’Osservatorio economico e sociale sul terzo trimestre del 2022. Dal report emerge che la ripresa delle attività manifatturiere locali è messo in seria discussione dall’instabilità perdurante associata al caro prezzi e alle nuove politiche monetarie.

Lo scenario si complica, sottolinea Battistini. Nella provincia di Forlì-Cesena a soffrire è soprattutto il comparto del legno, la cui produzione è in calo del 7%, mentre segnano performance produttive superiori al dato medio provinciale i comparti dei macchinari e delle calzature. Per l’occupazione è atteso un lieve ridimensionamento.

Anche in provincia di Rimini si assiste a un moderato rallentamento delle attività, ma nell’arco dei 12 mesi risultano in espansione in particolare i comparti della meccanica e degli alimentari.




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RAVENNA: Nessun declassamento per la dogana del porto, intervista al direttore Adm

“Nessun declassamento, anzi, è previsto un potenziamento dell’ufficio con nuove unità nel personale: l’unica modifica riguarda la rimodulazione alla retribuzione al dirigente”. Così il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, replica e prova spegnere definitivamente, ai nostri microfoni, le polemiche attorno al futuro dell’ufficio dogane al porto di Ravenna “È strumentale parlare di declassamento, tra l’altro è un sostantivo che usano anche per altri uffici dirigenziali, ma qui c’è soltanto una rimodulazione di una voce specifica della retribuzione a capo dell’ufficio di Ravenna”. Nessun declassamento. Il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, in visita a Bologna, ribadisce l'infondatezza delle notizie circolate nei giorni scorsi, riguardo la presunta decisione di declassare da prima a terza fascia l’ufficio delle dogane del porto di Ravenna nell’ambito della sua riforma, attuativa di un decreto del 2012, avviata quasi un anno fa. Una polemica nata dopo un’interpellanza a Montecitorio della deputata dem Ouidad Bakkali, con una vera e propria levata di scudi anche da parte di sindacati e politica locale. È in corso una riorganizzazione territoriale per garantire maggiore efficienza operativa, aveva subito fatto sapere l’Adm con una nota, aggiungendo che, al contrario, è previsto un rafforzamento dell’agenzia al porto ravennate, col personale che da 63 passera a 72 unità e posizioni di elevata responsabilità che saranno raddoppiate. Stop, dunque, alle polemiche. “Questo accade, è fisiologico, la riforma in realtà sta entrando nella sua parte finale -continua Alesse – quindi è giusto chiedere interlocuzione all’agenzia e stiamo dando in realtà spiegazioni, non abbiamo problemi a farlo. Si tratta di una riforma equilibrata che poggia poi sul numero e sul volume di affari dirigenziali che ciascun ufficio andrà a governare”. L’infondatezza delle preoccupazioni rappresentate, si legge ancora nella nota, derivano esclusivamente dalla riqualificazione della retribuzione del dirigente, che viene portata da 142.434 euro a 133.137. Ravenna, rimarca pertanto Alesse, infine, resta un porto strategico. “Lo ribadisco -conclude – non cambia nulla. Poi sono realtà in completo divenire, quindi se la riforma dovrà essere revisionata alla luce di un aumento della voce del volume degli affari che ciascun ufficio gestisce, andremo a rivedere la riforma. Nulla è eterno”.