Cronaca

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BOLOGNA: Operazione antidroga della Polizia, 22 persone in carcere | VIDEO

Un’importante operazione antidroga della Polizia di Stato di Bologna ha smascherato un gruppo criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti in città e ha portato all’arresto di oltre 20 persone. 22 misure cautelari in carcere per detenzione e spaccio di stupefacenti, con uno degli indagati accusato anche per il reato di porto e detenzione illegale di arma comune da sparo E’ quanto emerge nell’ambito di una vasta operazione antidroga della Polizia di Stato di Bologna che ha visto coinvolti 10 persone di nazionalità italiana e 12 di nazionalità straniera. L’indagine, iniziata nel maggio 2021 nel quartiere Pilastro a seguito di un tentato omicidio, si è poi chiusa alla fine dello stesso anno, con la zona che è rimasta sempre attenzionata dalle forze dell’ordine. Diversi movimenti sospetti infatti,  hanno portato i poliziotti ad individuare un sodalizio italiano, che acquistava da soggetti albanesi, e che successivamente riforniva numerosi clienti arabi, i quali a loro volta spacciavano la droga acquistata nelle varie piazze della città, arrivando sino a Castel Maggiore e Castello d’Argile. Il gruppo di spacciatori italiani disponeva di varie basi logistiche, tra Bologna e il campo nomadi di via Erbosa, Ozzano dell’Emilia, San Lazzaro, destinate allo stoccaggio dello stupefacente e utilizzava sistemi particolari di messaggistica dal nome Wickle, per impedire di essere intercettati. 3 i kg di cocaina acquistata ogni due settimane, con un giro d’affari di oltre 500mila euro al mese. Importante la collaborazione dei cittadini del posto che hanno segnalato situazioni illegali, in un quartiere dove pochi giorni fa una pattuglia era stata assalita con bottigliate durante un controllo della zona.

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BOLOGNA: Blitz contro neonazi, restano in carcere i presunti capi

Sono state respinte dalla Gip del Tribunale di Bologna, Nadia Buttelli, le istanze di scarcerazione o domiciliari presentate da alcuni degli avvocati degli indagati residenti a Bologna finiti in carcere il 4 dicembre nell'ambito dell'inchiesta della Digos e della Procura (12 in tutto gli arresti) sul gruppo suprematista e neonazista 'Werwolf Division'. Tra le contestazioni mosse al gruppo, la propaganda e l'istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica, religiosa, e la "preparazione di gravi attentati", anche nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di un economista del World Economic Forum, Klaus Schwab. In particolare, restano in carcere alcuni dei presunti 'capi' dell'associazione con finalità di terrorismo, come Daniele Trevisani e Andrea Ziosi. Stesso discorso per Federico Trevisani e per Alessandro Giuliano, quest'ultimo difeso dall'avvocato Gabriele Bordoni, che durante il suo interrogatorio di sabato scorso aveva accettato di rispondere alle domande, spiegando in sostanza di aver da tempo preso le distanze dal gruppo. "Il giudice ha respinto la mia istanza di scarcerazione - ha spiegato Bordoni - dicendo che dopo l'interrogatorio di sabato sono stati svolti altri accertamenti sui telefoni sequestrati e questi accertamenti darebbero evidenza della permanenza di contatti fra gli indagati in epoca recente, anche attraverso altri canali di comunicazione, non solo Telegram, e il fatto che ci sia stato questo protrarsi di rapporti fino a settembre esclude che il mio assistito abbia preso una radicale distanza da questo ambiente. Nel contempo per 'alta sicurezza' è stato trasferito da Bologna al carcere di Sassari. Martedì mattina ci sarà il Riesame per Giuliano e ne discuteremo", ha concluso Bordoni. Oltre a Giuliano, anche i fratelli Daniele e Federico Trevisani, assistiti dall'avvocata Elisa Lupi, sono stati trasferiti da Bologna ad Alessandria e Ferrara, dove sono presenti reparti di alta sicurezza.


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