RIMINI: Su Dassilva mosaico di indizi, manca pista alternativa
Un mosaico di indizi, che, se ricomposti e letti insieme, portano ad un'unica conclusione. E l'inesistenza di un'ipotesi alternativa. Sono i motivi, in sintesi, per cui il Gip di Rimini Vinicio Cantarini ha rigettato la richiesta di scarcerazione del 35enne Louis Dassilva. L'omicidio di Pierina Paganelli, per il giudice, non ha movente predatorio-sessuale, ma è legato a rancori e risentimenti personali: chi l'ha uccisa conosceva le sue abitudini e i suoi movimenti e anche i luoghi, il condominio e il piano seminterrato dei garage. L'assassino, quindi, è persona del condominio (come Dassilva). Il senegalese, inoltre, non ha un alibi per l'orario del delitto, sostiene il Gip: la fascia oraria in cui il cellulare risulta inattivo gli avrebbe consentito di scendere al piano, commettere l'omicidio, risalire in garage e poi in casa. La moglie non gli avrebbe fornito un alibi sicuro, in quanto si coricò intorno alle 22 e quindi prima dell'assassinio. Contro Dassilva c'è anche la sua possibile presenza nel garage accertata dal perito fonico che ha identificato una voce maschile, attribuita a lui, nei momenti delle urla della vittima. Riconoscimento che, però, andrà meglio verificato. Dassilva, inoltre, avrebbe avuto un movente: eliminare l'anziana perché le sue 'indagini' avrebbero portato alla luce la relazione extraconiugale con la nuora Manuela Bianchi. Nuora ritenuta credibile, nella sua testimonianza. E con cui l'indagato ha invece rifiutato il confronto. L'ipotesi affermativa adombrata dalla difesa, cioè che nell'omicidio siano coinvolti i Bianchi (Manuela e il fratello Loris) allo stato viene definita congetturale.
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