14 APRILE 2025

11:06

NOTIZIA DI CRONACA

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14 APRILE 2025 - 11:06


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FERRARA: Bullizzata dai compagni, lascia la scuola

Costretta a cambiare scuola per via del suo orientamento sessuale. E’ successo in un istituto superiore della provincia di Ferrara dove una sedicenne è da mesi bersaglio di cattiverie e insulti da parte di compagne e compagni di classe. Come riportato dal quotidiano la Nuova Ferrara, la madre della ragazza ha deciso di ritirarla da scuola. "Solo così posso proteggerla. Sono terrorizzata da quello che potrebbe succedere, con tutte le storie terribili che si leggono sugli adolescenti bullizzati", ha raccontato al quotidiano estense. Tutto è cominciato all'inizio dell'anno scolastico con la scelta del nuovo indirizzo per il triennio. "Ci sono sei o sette soggetti che l'hanno presa di mira, e lei non ce la fa più. Non mangia più, non vuole più uscire, in classe si è completamente isolata, gli amici che ha sono tutti estranei all'ambiente scolastico", aggiunge la mamma. E poi ci sono i dirigenti scolastici che, secondo il genitore, in questi mesi non si sarebbero attivati per prendere provvedimenti. "Trovo profondamente ingiusto il fatto che sia lei a doverci rimettere, perdendo un anno di scuola, per colpe che non ha". Prima non era così. I compagni di classe del biennio non l'hanno mai trattata diversamente per il suo orientamento sessuale ma da settembre tutto è cambiato. Qualche avvisaglia c'era stata già l'anno scorso durante una gita scolastica: "Alcuni coetanei di un'altra sezione l'avevano presa in giro e lei ne era rimasta ferita. Aveva chiesto espressamente di non essere messa in classe con certe persone nel passaggio del triennio". Per motivi logistici ciò non è stato possibile e da settembre la situazione è diventata sempre più insostenibile, fino alla decisione del ritiro. "Finirà il triennio in un'altra scuola, in un'altra provincia".




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BOLOGNA: Delitto Stefani, il compagno, “Sofia tornava a casa piena di lividi” | VIDEO

“Era splendida, solare, empatica, ma al tempo stesso bipolare. Aveva questo disturbo e io mi prendeevo cura di lei durante la nostra convivenza. Lei lo chiamava il nonnino, di lui si fidava”. Lui è Giampiero Gualandi, il 63enne ex comandante della polizia locale di Anzola, nel Bolognese, accusato dell’omicidio di Sofia Stefani, avvenuto il 16 maggio scorso a soli 33 anni. Le parole sono quelle di Stefano Guidotti, il compagno di Sofia, nel processo di primo grado davanti alla Corte d’Assise, che tracciano il profilo psicologico della giovane vigilessa e della sua relazione con il comandante, “A un certo punto ho intuito che ci fosse qualcosa, ma mi sembrava surreale. Ogni tanto tornava a casa con dei lividi, una volta disse che era andata dal dentista perché Gualandi le aveva rotto un dente durante una colluttazione.” Nonostante i segnali, però, era difficile per Guidotti intervenire, “Aveva degli sbalzi d’umore improvvisi, che esplodevano in picchi d’ira. Quando le chiedevo spiegazioni sui lividi in corpo trovava delle scuse”, prosegue Guidotti, che incalzato dalle domande dell’accusa e dei legali di parti civile, lancia il carico da novanta, “Sofia mi aveva confidato che Gualandi non sopportava le colleghe, soprattutto la comandante Fiorini, e che quando avrebbe assunto il potere le avrebbe lasciate ‘morire senza morire’”. Dettagli, quelli di un attaccamento morboso e pericoloso, descritti anche da Antonella Gasparini, amica della vittima, “Tra di loro c’era un rapporto tossico, carnale, lui le aveva fatto anche molte promesse sul lavoro, ma ultimamente erano molto tesi. Lui addirittura una volta le disse ‘guarda che ho una pistola’”.