11 SETTEMBRE 2024

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11 SETTEMBRE 2024 - 10:00


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RIMINI: Banca Carim, in Appello confermata assoluzione per ex vertici | VIDEO

Nessuna sorpresa nel processo d'Appello che vedeva coinvolti gli ex vertici di banca Carim. La terza sezione penale della Corte d'Appello di Bologna, come riport la stampa locale, ha infatti ribadito la sentenza di assoluzione già pronunciata dal tribunale di Rimini nel febbraio 2018, respingendo l’appello del pubblico ministero Luca Bertuzzi. Il pm aveva contestato ai dirigenti vari capi di imputazione, tra cui l'associazione a delinquere finalizzata a false comunicazioni sociali e illecita restituzione dei conferimenti.

Il verdetto è arrivato al termine di una lunga camera di consiglio durata oltre due ore e mezzo. Il ricorso del pm riguardava principalmente tre dei diciannove imputati, per i quali in primo grado era stata richiesta una condanna a 18 mesi di reclusione. Tuttavia, la Corte ha dichiarato inammissibile l’appello, lasciando così invariata l’assoluzione sancita in primo grado, basata sulla formula "perché il fatto non sussiste". 

Il processo e gli imputati

La vicenda giudiziaria trae origine dall’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, seguita al commissariamento di banca Carim, avvenuto nell'ottobre del 2010. L'inchiesta aveva scosso profondamente l’istituto di credito, per anni simbolo della solidità finanziaria nella città di Rimini, fino alla sua acquisizione da parte del Crédit Agricole nel 2017.

Le accuse principali riguardavano la presunta omissione nel bilancio delle perdite su crediti deteriorati per un valore vicino agli 80 milioni di euro, relative al biennio 2009-2010. Il reato ipotizzato era quello di false comunicazioni sociali, con i vertici dell'epoca accusati di non aver correttamente rappresentato la situazione economica della banca nei documenti destinati ai soci.

Tra gli ex amministratori assolti spiccano nomi di rilievo come Giuliano Ioni, ex presidente, Alberto Martini, ex direttore generale, e Claudio Grossi, ex vice direttore. A loro, come agli altri membri del consiglio d’amministrazione, era stato imputato il reato di falso in bilancio.

La difesa e il ruolo delle perizie

Determinanti, tanto nel processo di primo grado quanto in Appello, sono state le perizie tecniche, che hanno escluso il superamento della soglia di rilevanza penale del 10% in relazione al bilancio 2009, stabilendo che l'acquisto di azioni proprie non fosse da considerarsi punibile. La difesa ha puntato sulla solidità di queste consulenze per smontare l'accusa, ribadendo che gli amministratori avevano agito in conformità con le norme vigenti.

"Siamo estremamente soddisfatti di questa sentenza", hanno commentato gli avvocati Alessandro Catrani e Nicola Mazzacuva, difensori di alcuni imputati, sottolineando come la Corte abbia riconosciuto la totale infondatezza delle accuse. Anche l'avvocato Giulio Basagni, che ha rappresentato uno degli ex amministratori, ha espresso soddisfazione: "L’assoluzione conferma che non c’è stato alcun falso in bilancio. Attendiamo con interesse le motivazioni della sentenza, ma la perizia ha dimostrato che gli amministratori hanno sempre operato correttamente".

Le prospettive future

Nonostante l’esito favorevole per gli imputati, il comitato dei piccoli azionisti di banca Carim, rappresentato dall'avvocato Davide Lombardi, ha annunciato che valuterà un possibile ricorso in Cassazione, non escludendo inoltre la possibilità di procedere con un’azione civile per il risarcimento dei danni subiti. "Non ci arrendiamo – ha dichiarato il comitato – e riteniamo che ci siano ancora margini per ottenere giustizia in sede civile".

Il lungo iter processuale sembra dunque destinato a proseguire, mentre resta da vedere se la Cassazione darà seguito alle speranze delle parti civili o metterà definitivamente la parola fine su una vicenda che ha segnato profondamente la storia recente di banca Carim.

 




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RIMINI: "Omicidio del bilanciere", condanna definitiva a 23 anni di carcere

Per il caso dell'"omicidio del bilanciere", la Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la sentenza della Corte di appello di Bologna nei confronti Edi Zegarac, 54 anni, condannato a 23 anni di reclusione per l'assassinio di Nicola Donadio, di 50, avvenuto il 12 gennaio 2022 a Misano Adriatico (Rimini). La Corte d'appello di Bologna aveva condannato l'imputato, difeso dall'avvocato Massimiliano Orrù, a 23 anni aumentando la pena emessa dalla Corte d'assise di Rimini che invece lo aveva condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione. Le parti civili, ossia le quattro figlie e la moglie di Donadio, originario di Chiaromonte (Potenza), avevano impugnato la sentenza di primo grado. Così anche il sostituto procuratore di Rimini, Davide Ercolani che in primo grado aveva contestato ritenendole sussistenti le aggravanti di futili motivi e minorata difesa. La Corte di Bologna aveva riconosciuto la aggravanti eliminando lo sconto di pena. Sentenza che con il rigetto della Cassazione diventa definitiva. Quello del bilanciere era stato un omicidio risolto in meno di 24 ore perché, la stessa vittima, ritrovata agonizzante, aveva dato ai carabinieri il nome del killer. "E' stato Edi. E' stato lui", prima di perdere i sensi, aveva avuto la forza di dire Donadio, colpito numerose volte al capo con un bilanciere d'acciaio. Non era morto subito e all'arrivo dei carabinieri del Nor di Riccione era stato in grado di parlare e prima di spirare aveva indicato la porta del bagno dove ancora si nascondeva il killer. Zegarac, quando aveva riaperto la porta del bagno in lacrime, aveva confessato subito.