29 AGOSTO 2024

10:13

NOTIZIA DI CRONACA

DI

765 visualizzazioni


29 AGOSTO 2024 - 10:13


NOTIZIA DI CRONACA

DI

765 visualizzazioni



SALUDECIO: Rubati angeli dalla tomba di un bambino

Da anni nel cimitero di Saludecio (Rimini) si ripete un triste rituale: per la quinta volta ignoti hanno rubato un angioletto di ceramica dalla tomba di Gabriele, un bambino scomparso a soli quattro anni per una leucemia. L’ultimo furto è avvenuto nei giorni scorsi e – come riporta la stampa locale - è stato segnalato sui social dal padre Stefano.

Anche l’ultima statua era stata donata da un benefattore ignoto, ed è stata trafugata da soggetti altrettanto sconosciuti gettando nuovamente la famiglia Grana nel dolore. “Proprio non riesco a capire – ha detto il padre -. Chi ha rubato l’angioletto dalla tomba di un bambino, una volta arrivato a casa lo metterà in vista. Ma quando si ritroverà a guardarlo cosa può provare? Come fa a guardarlo?”. 

Gabriele, secondo di tre figli, è morto nel 2007. Da allora, la sua tomba si è spesso riempita di fiori e giocattoli da parte di amici e conoscenti. Tra questi, gli angioletti in ceramica della Thun. “Non sappiamo chi sia a portarli. Potrebbe essere un conoscente, ma ad oggi non abbiamo ancora capito chi sia a portare a nostro figlio un angelo”. Sconosciuto anche il ladro. In 17 anni ne sono stati sottratti cinque. In passato è stata rubata anche una piccola gru giocattolo con cui Gabriele era solito giocare.

“Chiunque sia il ladro, - ha aggiunto Stefano - ci ha concesso una tregua di quasi un anno ma ora lo strazio si rinnova. Un oltraggio alla memoria del mio bambino che avrà quattro anni per sempre ma non potrà mai più giocare al sole”.

La madre sta pensando di lasciare una lettera sulla tomba per far comprendere al ladro la gravità del gesto.




ALTRE NOTIZIE DI CRONACA

RIMINI: "Omicidio del bilanciere", condanna definitiva a 23 anni di carcere

Per il caso dell'"omicidio del bilanciere", la Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la sentenza della Corte di appello di Bologna nei confronti Edi Zegarac, 54 anni, condannato a 23 anni di reclusione per l'assassinio di Nicola Donadio, di 50, avvenuto il 12 gennaio 2022 a Misano Adriatico (Rimini). La Corte d'appello di Bologna aveva condannato l'imputato, difeso dall'avvocato Massimiliano Orrù, a 23 anni aumentando la pena emessa dalla Corte d'assise di Rimini che invece lo aveva condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione. Le parti civili, ossia le quattro figlie e la moglie di Donadio, originario di Chiaromonte (Potenza), avevano impugnato la sentenza di primo grado. Così anche il sostituto procuratore di Rimini, Davide Ercolani che in primo grado aveva contestato ritenendole sussistenti le aggravanti di futili motivi e minorata difesa. La Corte di Bologna aveva riconosciuto la aggravanti eliminando lo sconto di pena. Sentenza che con il rigetto della Cassazione diventa definitiva. Quello del bilanciere era stato un omicidio risolto in meno di 24 ore perché, la stessa vittima, ritrovata agonizzante, aveva dato ai carabinieri il nome del killer. "E' stato Edi. E' stato lui", prima di perdere i sensi, aveva avuto la forza di dire Donadio, colpito numerose volte al capo con un bilanciere d'acciaio. Non era morto subito e all'arrivo dei carabinieri del Nor di Riccione era stato in grado di parlare e prima di spirare aveva indicato la porta del bagno dove ancora si nascondeva il killer. Zegarac, quando aveva riaperto la porta del bagno in lacrime, aveva confessato subito.