10 AGOSTO 2024

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10 AGOSTO 2024 - 09:51


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RIMINI: Bancarotta fraudolenta, Gdf sequestra immobili da 17 milioni | VIDEO

Un’importante azienda riminese operante nel campo dell’ortofrutta sarebbe stata al centro di un’articolata operazione fraudolenta volta a trasferire il suo patrimonio immobiliare ad un’altra società prima del fallimento.

 

Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Rimini, sotto la direzione della procura, ha sequestrato 41 immobili tra uffici, stabilimenti industriali e terreni, per un valore complessivo di 17 milioni di euro. Il sequestro è stato deciso per contrastare un presunto piano criminoso con l’obiettivo di sottrarre l’intero patrimonio immobiliare di una nota società riminese in liquidazione attiva nel commercio all'ingrosso di prodotti ortofrutticoli per aziende della grande distribuzione.

Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno fatto emergere un sistema articolato che vede coinvolte quattro persone, tra cui tre consulenti finanziari con uffici in Svizzera e negli Emirati Arabi, operanti anche in Italia.

Secondo gli investigatori, questi avrebbero architettato una cartolarizzazione immobiliare per trasferire gli immobili della società riminese a una società neo-costituita, senza però le autorizzazioni necessarie. Nel frattempo dichiarata fallita, la ditta riminese è stata privata di tutti i suoi beni immobiliari senza ricevere alcun compenso.

Da quanto emerso, il gruppo stava inoltre organizzando ulteriori cessioni di immobili per rendere impossibile il recupero dei beni da parte degli organi della liquidazione. Un tentativo stoppato dalle fiamme gialle.




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Non si può desumere dai colloqui psicologici e psichiatrici in carcere e dalla terapia farmacologica di 'compenso' con antidepressivi e ansiolitici che la pericolosità sociale specifica di Giampiero Gualandi sia venuta meno, così da poter essere contenuta in ambiente domestico familiare. Proprio in questo ambiente, per i giudici del Riesame di Bologna che hanno accolto l'appello della Procura contro gli arresti domiciliari, possono invece sempre insorgere conflittualità interpersonali e acuto stress. Lo spiega il tribunale nel motivare perché, dopo l'udienza del 27 dicembre, è stato disposto nuovamente il carcere (misura non esecutiva in attesa della Cassazione) per il 63enne ex comandante della polizia Locale di Anzola Emilia (Bologna) accusato dell'omicidio volontario aggravato della collega Sofia Stefani, 33 anni, con cui aveva una relazione. Sofia è stata uccisa il 16 maggio 2024 da un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi nell'ufficio dell'uomo, al comando di Anzola. Il 17 febbraio inizia il processo davanti alla Corte di assise. L'imputato, difeso dall'avvocato Claudio Benenati, ha sostenuto che si è trattato di un incidente, uno sparo esploso per errore durante una colluttazione. La famiglia della vittima si costituirà parte civile, assistita dall'avvocato Andrea Speranzoni. I giudici, nell'analizzare la documentazione fornita della difesa sul quadro psicologico di Gualandi, osservano che l'essere seguito da qualche mese dal servizio psichiatrico pubblico non ha prodotto risultati di rilievo sotto l'aspetto dell'autocontrollo degli impulsi violenti: tant'è vero che il pomeriggio del 16 maggio ha sparato in viso alla persona con cui aveva una relazione extraconiugale. Quanto sostenuto dal Gip inoltre, e cioè che l'ambiente familiare non sarebbe in grado di generare situazioni di pressione emotiva e stress è sconfessato, osserva il Riesame, dalla tragica contabilità annuale di femminicidi in tale ambito. La collocazione coatta in un simile ambiente, concludono, potrebbe essere tutt'altro che 'sedativa' e tutt'altro che improduttiva di stress e pressione.