19 GIUGNO 2024

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NOTIZIA DI CRONACA

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19 GIUGNO 2024 - 18:26


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RIMINI: Ricercatore 42enne morto, per l'autopsia è morte naturale

Morte per cause naturali. A questa conclusione è giunto il medico legale incaricato dalla Procura della Repubblica di Rimini dell'autopsia sulla salma di Daniele Di Marino, il professore di biologia molecolare di 42 anni, originario di Roma ma residente a Como, morto sabato sera sul lungomare di Bellaria Igea Marina dopo una serata in un locale sulla spiaggia. La Procura riminese ha aperto un fascicolo contro ignoti e per ora nulla fa supporre che Di Marino sia morto per un qualche atto violento. Non c'erano segni di colluttazione né di ematomi o colpi in testa ricevuti. Quale sia la causa naturale che ha stroncato la vita al giovane professore non è ancora chiaro. Anche la famiglia di Di Marino ha seguito l'autopsia attraverso il consulente di medicina legale. Dalla Procura è arrivato il nulla osta per la restituzione alla famiglia della salma. L'approfondimento da parte della Procura era partito come atto dovuto in seguito alla segnalazione della moglie che si trovava con il professore al momento del malore fatale. Stando alla donna, incinta all'ottavo mese, il marito si era sentito male subito dopo essere uscito dal locale intorno alle 23.30. Sul posto erano intervenuti i carabinieri di Bellaria Igea Marina e il 118 che aveva provato a rianimare il professore per 50 minuti. Il referto del medico del 118 era stato che la morte poteva anche essere compatibile con cause violente. Stando a quanto riferito dalla moglie, Di Marino nel locale aveva ballato, "pogando". Ma l'autopsia ha escluso la morte conseguente ad un trauma.




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BOLOGNA: Confermato l’ergastolo per Daniele Severi

La Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha confermato l’ergastolo per Daniele Severi, fratello di Franco Severi, trovato decapitato il 21 giugno 2022 nella sua casa di campagna a Seggio di Civitella, già condannato in primo grado lo scorso maggio dal tribunale di Forlì. Dopo oltre 13 ore complessive di dibattimento, la decisione è arrivata nel tardo pomeriggio, al termine della camera di consiglio presieduta dal giudice Domenico Stigliano. Il caso era stato al centro di venti udienze intense, con decine di testimoni e periti. L’accusa, sostenuta dalla pg Rossella Poggioli, ha ribadito la responsabilità dell’imputato, basandosi principalmente su due prove: un paio di scarpe con tracce ematiche fresche e dei guanti insanguinati trovati nella sua auto. La difesa, rappresentata dagli avvocati Marco Martines e Maria Antonietta Corsetti, ha chiesto l’assoluzione, contestando la validità e la datazione del sangue rilevato. Corsetti ha sottolineato che le prove scientifiche sono state travisate e che i guanti, sebbene contaminati dal sangue della vittima, non contenevano tracce di DNA dell’imputato, ma di un soggetto terzo. Inoltre, ha evidenziato la mancanza di impronte, tracce ematiche e segni di effrazione sulla scena del crimine. Non è stata trovata l’arma del delitto, né la testa della vittima, elementi che rendono ignota la dinamica esatta dell’omicidio. Ora per Daniele Severi si apre la possibilità di ricorrere in Cassazione. La sentenza non è ancora definitiva.