CESENA: Maxi giro di fatture false, nei guai l'imprenditore cinese
La Guardia di Finanza di Forlì ha scoperto una maxi-frode fiscale da 8,6 milioni di euro in un’azienda del settore calzaturiero a San Mauro Pascoli, nel Cesenate. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze, c’è una ditta individuale della cittadina romagnola nota per la produzione di scarpe, nei confronti del cui titolare l’autorità giudiziaria gigliata ha emesso nei giorni scorsi un avviso all’indagato della conclusione delle indagini preliminari. L’accusa è di aver emesso fatture per operazioni inesistenti. Al 50enne di origine cinese sono contestati anche l’omessa dichiarazione e la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. A condurre le indagini - la cui operazione è stata ribattezzata ‘HUARENJIE’ - sono stati i Finanzieri della Tenenza di Cesenatico che hanno ricostruito il vasto giro di fatture false attraverso l’esecuzione di minuziose investigazioni bancarie e finanziarie e l’incrocio di una serie numerosa di informazioni ricavate dalle varie banche dati in uso al Corpo e dai dati della fatturazione elettronica. Le Fiamme Gialle hanno constatato, in particolare, che l’impresa, solo formalmente ubicata a San Mauro Pascoli, nonostante avesse emesso fatture per oltre 8,6 milioni di euro nel biennio 2019/2020 - e, dunque, anche in pieno lockdown - non risultava aver presentato le prescritte dichiarazioni dei redditi e dell’IVA, non aveva versato le imposte, era priva di struttura, mezzi e maestranze e non aveva mai effettuato acquisti di merce. Nonostante ciò, la stessa ditta risultava aver emesso fatture nei riguardi di 150 altre aziende sparse sul territorio nazionale, nei confronti delle quali ora i finanzieri cesenaticensi procederanno ad elevare, anche per il tramite degli altri reparti del Corpo territorialmente competenti, le relative contestazioni fiscali. Nel corso delle investigazioni la Guardia di Finanza ha inoltre accertato che il titolare, allo scopo di sottrarsi al pagamento di imposte, interessi e sanzioni per almeno 4,5 milioni di euro, negli anni in esame aveva effettuato oltre 220 bonifici verso la Cina e Hong Kong senza alcuna giustificazione contabile, così trasferendo all’estero denaro per circa 6,2 milioni di euro, al fine di privare la ditta di ogni capacità contributiva e rendere inefficace la procedura di riscossione da parte dell’Erario.
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