10 MAGGIO 2024

18:15

NOTIZIA DI CRONACA

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10 MAGGIO 2024 - 18:15


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RIMINI: Malmenò il figlio perché non imparava il Corano, assolto

Il tribunale collegiale di Rimini, presieduto dal giudice Adriana Cosenza, ha assolto un 46enne senegalese accusato di aver "sculacciato" pesantemente il figlio perché il ragazzino non imparava a memoria il Corano. Come chiesto dal difensore, l'avvocato Viviana Pellegrini, il Tribunale ha derubricato il reato contestato da lesioni gravi a percosse. Essendo le percosse un reato procedibile a querela di parte, e non avendo la mamma del ragazzino presentato denuncia, l'uomo è stato assolto perché il Tribunale collegiale ha ritenuto il non doversi procedere.

Il caso aveva fatto discutere perché il processo era partito sulla base della denuncia dei servizi sociali, i quali avevano riferito alla magistratura lo stato di vessazione in cui si trovava il 13enne. Il ragazzino non riusciva ad imparare a memoria il Corano in lingua araba e così erano botte e insulti. Affetto da una patologia congenita ad un arto e invalido totale, il bimbo - secondo i servizi sociali - veniva insultato e maltrattato dal padre in maniera sistematica. Il pubblico ministero, Annadomenica Gallucci, nella precedente udienza aveva chiesto una condanna a cinque anni di reclusione. 




ALTRE NOTIZIE DI CRONACA

BOLOGNA: Uccise a coltellate il marito, 48enne va in carcere

A quasi quattro anni di distanza dai fatti, e dopo la conferma della condanna a 23 anni in Cassazione, è stata portata in carcere Hanane Ben Sabeur, 48enne di origine marocchina accusata di avere ucciso il marito, l'imprenditore Dario Devincenzi, 63 anni. L'uomo fu accoltellato il 23 maggio 2021 nell'abitazione della coppia a Marzabotto, nel Bolognese, davanti ai figli minori. Morì alcuni mesi dopo, il 2 dicembre 2021, all'ospedale Maggiore, dove era stato ricoverato per le ferite. Per la compagna, inizialmente indagata per tentato omicidio, l'accusa divenne così di omicidio. A gennaio 2023 la Corte d'Assise di Bologna ha condannato la donna a 23 anni di carcere, pena poi confermata in Appello nonostante la difesa avesse fatto leva sulle condizioni di fragilità psichica dell'imputata. Nei giorni scorsi, la Corte di Cassazione ha rigettato il nuovo ricorso che era stato presentato, dando così luogo all'esecuzione della pena: 22 anni, 10 mesi e 9 giorni di reclusione. La 48enne, che si trovava ai domiciliari in una struttura, è stata prelevata dai carabinieri e portata in carcere.