3 DICEMBRE 2024

09:22

NOTIZIA DI CRONACA

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3 DICEMBRE 2024 - 09:22


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RAVENNA: Cannavacciuolo nel menù, condannati due ristoratori

Due coniugi di origine cubana di 34 e 52 anni sono stati condannati dal Tribunale di Ravenna a quattro mesi e 3.000 euro di multa per uso in concorso di marchio registrato: quello dello chef napoletano Antonino Cannavacciuolo.

Nello stesso processo era imputato anche un 65enne bresciano assolto "per non avere commesso il fatto": assieme ai due cubani, amministrava la società di Brescia che - secondo quanto riferito dai due quotidiani locali - si era occupata della gestione del locale al centro dei fatti: il ristorante-pizzeria 'Saporetti' di Marina di Ravenna. La vicenda era maturata tra il settembre e il dicembre 2019.

 In passato il locale che portava quel nome era stato un punto di riferimento assoluto per Ravenna tanto da essere frequentato anche dal'imprenditore Raul Gardini. Dopo avere saputo da una ammiratrice via Facebook che esisteva un menù con il suo nome accostato alla riapertura del locale e che il tutto era stato persino pubblicizzato con un camion vela con la sua foto, Cannavacciuolo aveva prima fatto chiamare Saporetti dalla segretaria che si era finta cliente. E poi aveva fatto denuncia ai carabinieri della stazione di Orta San Giulio (Novara). Tutto ripetuto il 9 ottobre in Tribunale a Ravenna quando lo chef aveva ribadito che il marchio "è registrato nel 2017 e non ne ho mai concesso l'utilizzo" aggiungendo di avere conosciuto la ragazza di origine cubana: "Con lei feci una puntata di 'Cucine da incubo'" nel 2016 in quel di Mantova, "ma non poteva usare la mia immagine se non in quel contesto". I due coniugi, la cui difesa (avvocato Massimo Pleiadi) ha già annunciato appello, ora gestiscono un locale a Reggio Emilia.




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RIMINI: Caso Pierina, sentiti gli anziani dei testimoni di Geova

Il 2 ottobre 2023, il giorno prima dell'omicidio di Pierina Paganelli, la nuora Manuela Bianchi inviò messaggi vocali ad uno degli anziani della congregazione di Marebello-Miramare di Rimini dei testimoni di Geova, frequentata da tutta la famiglia della vittima. Lo ha riferito alla Corte d'Assise che sta processando Louis Dassilva, nella ripresa di udienza pomeridiana, Davide Mingucci, uno degli anziani dei testimoni di Geova di Marebello.     Sui contenuti dei messaggi e della situazione della famiglia Paganelli e di Giuliano Saponi, figlio della vittima e marito della Bianchi, legata da una relazione con l'imputato Dassilva, l'anziano si è quasi sempre appellato al segreto confessionale. "Dei problemi della famiglia Saponi non mi informò Pierina ma altre persone", ha detto il testimone. Sia il pm Daniele Paci che gli avvocati della difesa, Riario Fabbri e Andrea Guidi, hanno insistito sul chiedere se il 4 ottobre del 2023, ossia il giorno in cui Pierina fu ritrovata cadavere nel garage di via del Ciclamino, vi fosse in programma una riunione del comitato giudiziario, a carico di Manuela Bianchi, in seno alla congregazione dei testimoni di Geova.     Il punto in questione è che il tradimento della Bianchi con Dassilva sarebbe potuto essere motivo di allontanamento della donna dalla congregazione "per cui gli altri testimoni di Geova smettono di avere un rapporto sociale con chi viene allontanato, ma i rapporti familiari continuano come prima", ha spiegato l'anziano.     Una circostanza molto temuta, secondo la Procura, da Bianchi che ne aveva messo al corrente lo stesso Dassilva al quale la donna la sera dell'omicidio inviò una serie di messaggi sulla riunione della commissione giudiziaria che si sarebbe tenuta all'indomani. Sentito anche un altro anziano della congregazione Andrea Mengucci. "Il tradimento è un peccato grave?" è stato chiesto dal difensore Andrea Guidi e affermativa è stata la risposta del testimone. "Manuela Bianchi non è più testimone di Geova dal gennaio 2024", ha specificato il testimone. L'udienza è stata poi aggiornata al 17 novembre alle 9 per sentire Giuliano Saponi, e il fratello della nuora Loris Bianchi.