EMILIA-ROMAGNA: Record di suicidi in carcere, avvocati e Comune in piazza | VIDEO
È record di suicidi in carcere nel nostro Paese, 84 dall'inizio dell'anno: è quanto sottolineato durante la mobilitazione di avvocati, Comune e non solo, a Bologna, sui problemi negli istituti italiani. Amnistia e indulto, più pene alternative, nuove strutture e la creazione di una rete fra città che ospitano carceri, alcune delle proposte
Ottantaquattro suicidi dall'inizio dell'anno ad oggi. È un dato sconfortante quello fornito da Nicola Mazzacuva, presidente della Camera penale di Bologna. “È il record assoluto” sottolinea. E siamo ancora a novembre. Continua ad essere drammatica la situazione nelle carceri italiane, coi suicidi in aumento (7 anche quelli fra la penitenziaria da inizio anno) e oltre 10mila detenuti in più rispetto ai posti disponibili. Di sovraffollamento, giovani che si tolgono la vita a pochi mesi dal fine pena, necessità di più strutture e più pene alternative, utili a prevenire le recidive, si è parlato in Piazza Lucio Dalla, a Bologna, per una mobilitazione che vede insieme Comune, Ordine degli Avvocati e non solo. Obiettivo: denunciare, riflettere e solleticare soluzioni concrete a chi ne ha potere. “Chiediamo con forza e da tempo un provvedimento clemenziale di amnistia e indulto -spiega Ettore Grenci, consigliere dell'Ordine degli Avvocati di Bologna- , non è un istituto fuori dal nostro ordinamento”. “Visto che non siamo in grado di costruire nuove carceri, bisognerebbe cercare di svuotare le vecchie e renderle più idonee e adatte” rimarca Flavio Peccenini, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Bologna. L'assessore Nervo sottolinea le problematiche anche negli istituti minorili, puntando il dito sul decreto Caivano. “Sono passati da 392 ai 580 di adesso i minori in carcere da quando si è insediato questo Governo -attacca-. È evidente che sta passando una cultura che è quella di mettere la gente in carcere e buttare la chiave. Noi vogliamo opporci con molta determinazione” conclude, annunciando l'impegno a far partire da Bologna una rete di città per “alimentare un dibattito che spesso è insufficiente e stereotipato”.
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