BOLOGNA: Omicidio Matteuzzi, parti civili, "Alessandra ridotta a una cosa"
"Padovani era un maniaco del controllo, un controllo costante, asfissiante. Alessandra doveva accettare di essere un burattino, un pupazzetto nelle sue mani, una 'res', quello doveva diventare Alessandra perché Padovani fosse soddisfatto. E se Padovani non è soddisfatto non è che va via, che va su altri lidi, Padovani la ammazza". E' uno dei passaggi dell'arringa del difensore di parte civile, Antonio Petroncini, nell'ambito del processo, davanti alla Corte d'Assise di Bologna, che vede accusato l'ex calciatore Giovanni Padovani per l'omicidio dell'ex fidanzata, Alessandra Matteuzzi, uccisa il 23 agosto del 2022 a colpi di calci, pugni, martellate e colpi di panchina. In aula presente per il Comune, parte civile, la vicesindaca di Bologna Emily Clancy. Il legale, che assiste i familiari della vittima insieme alla collega Chiara Rinaldi, si è soffermato per lungo tempo sulle aggravanti contestate a Padovani, anche oggi presente in aula: stalking, vincolo del legame affettivo, motivi abietti, premeditazione. "Dove Alessandra dimostrava di non voler sottostare al suo controllo Padovani non accetta un 'no', allora prende un martello e le spacca la testa. Lui voleva ridurre questa persona ad una cosa priva di autonomia ed anima. Voleva ridurre questa persona a una 'res', è questo è un motivo che io ritengo abbietto". Poi, Petroncini ha descritto le fasi finali dell'omicidio: "Padovani la colpisce così forte col martello che alla fine si rompe. Ma non è pago, quindi la trascina verso il portico, prende la panchina di ferro, e la colpisce di nuovo alla testa, più volte. Non basta, diamole anche dei calci. Un calcio, due, tre, e ancora". Come parte civile, a rappresentare l'Udi di Bologna, ha preso poi la parola l'avvocata Rossella Mariuz. "E' la prima volta che tutti e 4 i centri antiviolenza che operano in città - Casa Donna, Sos Donna, Mondo Donna e Udi - si costituiscono insieme come parti civili contro", ha sottolineato. "Un grave reato di questo tipo rende vani tutti i nostri sforzi dell'ultimo ventennio, per questo noi chiediamo un danno per lesioni dei principi statuari dei quattro centri antiviolenza". Sulla stessa linea l'avvocata che rappresenta Sos Donna, Francesca Chiaravalloti :"Questo terribile femminicidio ha determinato un arretramento culturale rispetto a quanto è stato fatto da noi fino ad ora".
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