BOLOGNA: Dopo la lotta per l'ex Saga Coffee, in Appennino resta pessimismo
Cento giorni di presidio di 222 lavoratori, di cui 177 donne. Giorno e notte, al freddo e con la neve. Una lotta disperata per non perdere il posto di lavoro. La vicenda della Saga Coffee di Gaggio Montano, nell'Appenino bolognese, ha tenuto tutti col fiato sospeso. Alla fine due imprenditori lombardi hanno salvato lo stabilimento, gran parte dei posti di lavoro e iniziato una produzione nuova. Ma cos'è rimasto di quei lunghi mesi su un territorio fragile come quello della montagna che lotta contro deindustrializzazione e spopolamento? Ha cercato di scoprirlo l'inchiesta sociale promossa da Comune e Città metropolitana di Bologna e realizzata, in collaborazione con Fiom e Fim, dalla Fondazione per l'Innovazione urbana che ha trasformato i risultati nella mostra multimediale, "C'è un faro in montagna" che sarà inaugurata a Gaggio Montano e resterà aperta fino al 28 gennaio. Nonostante il senso di comunità e riscossa suscitati dalla vertenza dell'ex Saga, a prevalere è un sentimento di sfiducia. Secondo il 55% del campione di circa 300 persone, il futuro della montagna è negativo, il 20,5% non sa cosa aspettarsi e per il 25,27% si deve ancora puntare sull'industria manifatturiera. Il 12,6% sente di essere stato abbandonato dalle istituzioni e il 9% si preoccupa per lo spopolamento. Ma, intanto, che cos'è diventata l'ex Saga Coffee? Nel servizio video lo spiega Primo Sacchetti, funzionario della Fiom che ha seguito tutta la vertenza e, dal diario del presidio, ha tratto il libro "La scalata dell'Everest in ciabatte".
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