5 MARZO 2016

16:36

NOTIZIA DI CRONACA

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5 MARZO 2016 - 16:36


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FORLÌ: Condannato a 30anni di carcere il romeno che ha ucciso la moglie a coltellate- VIDEO

Trent'anni di carcere per Ionel Moldovan, il rumeno di 48 anni che, nel maggio del 2015 uccise la moglie a coltellate nel cortile della casa Bussecchio, a Forlì. Moldovan è stato condannato ieri dal giudice per le udienze preliminari Camillo Poillucci. A pesare sulla pena l'aggravante della premeditazione. Il rito abbreviato ha permesso all’uomo di evitare l’ergastolo. Il corpo di Monica Moldovan di 42 anni, seviziato da ben 12 coltellate , era stato trovato il 27 maggio nella casa dove lavorava come badante. Da mesi la donna scappava dalle violenze del marito che più volte l'aveva minacciata, nel gennaio del 2015 infatti la donna se ne era andata di casa e non voleva far sapere al marito dove si trovasse perché aveva paura.  Il perito del Tribunale ha stabilito che Moldovan era capace di intendere e di volere quando progettò l'omicidio. Ionel Moldovan, infatti, dopo qualche tentativo fallito, aveva addirittura ingaggiato una conoscente perché si spacciasse al telefono  per la moglie per ottenere così il suo indirizzo. Il 27 maggio, accompagnato sempre dalla stessa conoscente, ignara delle intenzioni dell'uomo, Moldovan si recò all'indirizzo di Bussecchio.  Fu così che la vittima, Monica Moldovan si trovò davanti il marito e dopo il rifiuto di tornare a casa e il tradimento rimasto, secondo lui, impunito  è stata accoltellata 12 volte: un paio alle mani, nel vano tentativo della donna di difendersi, due al collo, altre all’addome. Una  volta uccisa la donna, Moldovan ha gettato il coltello a terra ed ha aspettato i  Carabinieri. L’uomo non ha mai negato il suo gesto  e non ha mai dimostrato pentimento. Ieri il Gup  ha disposto anche il risarcimento ai due figli della coppia, di 26 e 24 anni, uno dei quali li aveva resi nonni proprio in quel fatidico 27 maggio.  




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BOLOGNA: Precari dell’università in assemblea contro la riforma Bernini | VIDEO

Centinaia di precari del mondo accademico da tutta Italia, fra ricercatori, dottorandi, docenti, personale amministrativo e studenti, si sono ritrovati a Bologna per una due giorni di assemblee e tavoli di lavoro, contro la riforma Bernini. Obiettivo: creare una piattaforma comune di rivendicazioni in vista di una mobilitazione, nei prossimi mesi, in tutto il territorio nazionale Assemblea nazionale della rete delle assemblee precarie di ricercatori, dottorandi, assegnisti, docenti, personale amministrativo e studenti in via Zamboni, a Bologna, contro la riforma Bernini. Centinaia le adesioni da tutta Italia per una due giorni di plenarie e tavoli di lavoro con l’obiettivo di porre le basi per una mobilitazione su larga scala nei prossimi mesi. Nel mirino anche i tagli al fondo di finanziamento ordinario, previsto nella nuova legge bilancio e quantificabile in circa 700 milioni di euro in meno per il biennio 2025-2027. “Le assemblee precarie sono nate in circa 15 città di Italia -spiega Camilla D’Ambroggi, ricercatrice in sociologia all’Unibo e portavoce dell’Assemblea Precaria Bologna – per contrastare una riforma che introduce varie figure contrattuali del pre-ruolo accademico, senza tutele, senza maternità, senza tredicesima, allungando ancora di più il percorso che già oggi dura fino a dieci o quindici anni. Per questo è nata l’esigenza di vedersi tutti insieme in un’assemblea nazionale, con l’obiettivo di costruire una piattaforma comune”. A livello locale, l’auspicio di un maggiore supporto anche da parte del senato accademico dell’Alma Mater.