16 GENNAIO 2016

17:08

NOTIZIA DI CRONACA

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16 GENNAIO 2016 - 17:08


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RAVENNA: Matteucci scrive alla Fondazione vittime dei reati per il piccolo Gionatan

Il sindaco Fabrizio Matteucci ha scritto alla Fondazione vittime dei reati della regione per il caso di Gionatan Lasorsa, il bimbo di neanche 3 anni investito nel 2014 da un'auto pirata in prossimità delle strisce pedonali, vicino casa a Ponte Nuovo di Ravenna. L'assicurazione rifiuta di pagare risarcimenti nonostante il conducente, poi rintracciato, abbia patteggiato quasi tre anni di carcere, per omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. Viene sostenuto che il piccolo attraversò la strada improvvisamente, che un'auto in sosta impedì la visuale all'automobilista, che per di più viaggiava entro i limite dei 50 km/h. Dopo il dolore per la morte del piccolo Gionatan, rileva il sindaco, hanno destato stupore e sconcerto sia l'entità della sentenza per il pirata della strada che il diniego dell'assicurazione al risarcimento, a mio giudizio dovuto. 




ALTRE NOTIZIE DI CRONACA

RIMINI: Uccise la moglie, confermata la pena a 23 anni di carcere

E’ arrivato a conclusione il processo ai danni di Giovanni Laguardia, 72enne riminese che ha ucciso la moglie, Vera Mudra, nell’ottobre 2020. La cassazione ha confermato la pena inflitta in primo grado. 23 anni di carcere. Questa la sentenza della corte di cassazione nel terzo e ultimo appello che ha visto alla sbarra Giovanni Laguardia, ex idraulico riminese di 72 anni, che il 26 ottobre 2020 aveva ucciso, colpendola con un martello, la moglie Vera Mudra, 61enne originaria dell’Ucraina. I giudici hanno  confermato la pena già stabilita nel primo grado di giudizio, contro la quale la difesa aveva fatto appello. La questione era tutta concentrata sul fatto che l’imputato fosse, al momento dell’omicidio, in grado o meno di intendere e di volere. Per questo era arrivata dagli avvocati di Laguardia la richiesta di sottoporre il loro assistito a una nuova perizia psichiatrica. Richiesta che la Cassazione ha rigettato, mettendo quindi definitivamente la parola fine sul processo. All’imputato erano state comunque riconosciute le attenuanti generiche per avere confessato subito quanto accaduto alle autorità. Era stato infatti lo stesso 72enne, subito dopo aver commesso il fatto, in piena notte, a telefonare alla cugina della moglie per raccontare tutto. Secondo quanto ricostruito nel processo, la donna aveva scoperto il tradimento del marito e voleva  lasciarlo.  Una decisione che l’uomo non riusciva ad accettare. Non c’è stata però alcuna premeditazione, hanno stabilito i giudici, una aggravante che sarebbe costata all’uomo la pena dell’ergastolo.