13 GENNAIO 2016

10:10

NOTIZIA DI CRONACA

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13 GENNAIO 2016 - 10:10


NOTIZIA DI CRONACA

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RETTIFICA

In merito alla notizia con foto, pubblicata sul nostro portale il giorno 12 Gennaio 2016, inerente controlli e sanzioni effettuati dalle forze dell'ordine a carico di un autotrasportatore rumeno, nel cui articolo appariva la foto di un autoarticolato bianco, si precisa che l'immagine in questione, in cui veniva ritratto un autostrasportatore romagnolo, nulla ha a che fare con la vicenda in questione. L'immagine di archivio, tratta da internet (e dunque considerata di pubblico dominio) nulla ha a che vedere con il protagonista della vicenda. Ci scusiamo con i nostri lettori e con l'autotrasportatore inconsapevolmente coinvolto.




ALTRE NOTIZIE DI CRONACA

RIMINI: Uccise la moglie, confermata la pena a 23 anni di carcere | VIDEO

E’ arrivato a conclusione il processo ai danni di Giovanni Laguardia, 72enne riminese che ha ucciso la moglie, Vera Mudra, nell’ottobre 2020. La cassazione ha confermato la pena inflitta in primo grado. 23 anni di carcere. Questa la sentenza della corte di cassazione nel terzo e ultimo appello che ha visto alla sbarra Giovanni Laguardia, ex idraulico riminese di 72 anni, che il 26 ottobre 2020 aveva ucciso, colpendola con un martello, la moglie Vera Mudra, 61enne originaria dell’Ucraina. I giudici hanno  confermato la pena già stabilita nel primo grado di giudizio, contro la quale la difesa aveva fatto appello. La questione era tutta concentrata sul fatto che l’imputato fosse, al momento dell’omicidio, in grado o meno di intendere e di volere. Per questo era arrivata dagli avvocati di Laguardia la richiesta di sottoporre il loro assistito a una nuova perizia psichiatrica. Richiesta che la Cassazione ha rigettato, mettendo quindi definitivamente la parola fine sul processo. All’imputato erano state comunque riconosciute le attenuanti generiche per avere confessato subito quanto accaduto alle autorità. Era stato infatti lo stesso 72enne, subito dopo aver commesso il fatto, in piena notte, a telefonare alla cugina della moglie per raccontare tutto. Secondo quanto ricostruito nel processo, la donna aveva scoperto il tradimento del marito e voleva  lasciarlo.  Una decisione che l’uomo non riusciva ad accettare. Non c’è stata però alcuna premeditazione, hanno stabilito i giudici, una aggravante che sarebbe costata all’uomo la pena dell’ergastolo.