20 OTTOBRE 2015

11:46

NOTIZIA DI CRONACA

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20 OTTOBRE 2015 - 11:46


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(VIDEO) RAVENNA: Poggiali, al processo viso provato dalla galera, rischia l'ergastolo

Un aspetto e un atteggiamento più sobri e composti, rispetto ad un anno fa quando venne condotta in carcere,  quelli di Daniela Poggiali, l’ex infermiera dell’ospedale di Lugo comparsa ieri in Tribunale a Ravenna come imputata. La donna rischia una condanna pesante, sino all’ergastolo, per l’accusa di omicidio pluriaggravato per la morte di Rosa Calderoni, la 78enne deceduta all’ospedale di Lugo, nel reparto in cui lavorava la Poggiali. Nel corso della prima seduta di ieri sono state esposte le questioni preliminari in mattinata mentre nel pomeriggio  il dibattimento è ripreso con la deposizione dell’unico teste della giornata, il tenente colonnello Antonio Sergi comandante del nucleo Investigativo dei carabinieri. Il colonnello ha descritto le modalità con le quali le indagini sono confluite alla Poggiali. Ha spiegato che nel reparto da diverso tempo c’erano  sospetti tra medici e infermieri sulla 43enne e sono stati definiti impressionanti i dati sulla statistica perché nei primi mesi del 2014 su 83 decessi, in 38 casi l’ex infermiera era di turno. Il colonnello ha poi ripercorso la vicenda raccontando che la 43enne era stata prima trasferita dal turno di notte a quello di giorno e infine le ferie forzate. Nel processo l’Ausl si è costituita parte civile per danni da disservizio, d’immagine e patrimoniale, mentre hanno chiesto un risarcimento di 500mila euro a testa i due figli di Rosa Calderoni, che secondo la procura, sarebbe stata uccisa con una iniezione letale di potassio l’8 aprile 2014. Chiede invece 180mila euro l’Ipasvi, il collegio degli Infermieri di Ravenna per il danno di immagine. L’iter processuale è ancora lungo e tutti i venerdì fino a metà dicembre verranno sentiti i testimoni dell’accusa, poi da inizio a anno a metà febbraio parlerà la difesa prima della discussione ed entro la primavera dovrebbe arrivare la sentenza. 




ALTRE NOTIZIE DI CRONACA

BOLOGNA: 19enne morto, i due arrestati in silenzio con il Gip

Durante l'interrogatorio di garanzia con il Gip di Bologna, collegati da remoto dal carcere di Modena dove sono reclusi, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Badreddine Krimi, 31enne di origine tunisina, e suo cognato Charlie Sarcinelli, 29enne, arrestati il 16 maggio per la morte del cuoco 19enne Eddine Bader Essefi, anche lui tunisino. Entrambi rispondono di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi. Secondo i carabinieri del nucleo investigativo i due avrebbero aggredito il 19enne con calci, pugni, ginocchiate al volto e probabilmente anche con un oggetto contundente, la sera del 25 aprile. Fatali per il giovane, in base ai primi risultati dell'autopsia, sarebbero state le conseguenze di una emorragia interna a seguito di un trauma fra testa e collo. La lite sarebbe iniziata dalla richiesta della vittima di lasciare in pace altri giovani ai quali Badreddine Krimi, secondo quanto riassume il Gip nell'ordinanza di custodia cautelare, aveva "provocatoriamente" offerto del denaro. "Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere - ha spiegato l'avvocato Roberto D'Errico, che difende Sarcinelli - però presenteremo a breve una dichiarazione spontanea per iscritto, che abbiamo già anticipato al giudice, dove respinge l'addebito". Il legale sta inoltre valutando se presentare istanza per chiedere di alleviare la misura cautelare.