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Thumbnail RAVENNA: Poche ore al voto, cosa si aspettano i cittadini dal nuovo sindaco | VIDEO

RAVENNA: Poche ore al voto, cosa si aspettano i cittadini dal nuovo sindaco | VIDEO

A poche ore dall’apertura delle urne per le elezioni amministrative, che tra domani e lunedì porteranno alla nomina del nuovo sindaco, i cittadini di Ravenna esprimono aspettative concrete e articolate rispetto al futuro della città e del territorio costiero. Tra le istanze più ricorrenti, emerge in modo netto la richiesta di un potenziamento delle infrastrutture, ritenute carenti da anni. «Non vediamo più cantieri né investimenti significativi – sottolinea un residente –. Serve un piano per rilanciare l’economia e restituire slancio alla città». Un altro ambito considerato prioritario è quello della manutenzione stradale e della sicurezza urbana. Alcuni cittadini segnalano il degrado delle vie del centro e delle aree limitrofe, chiedendo interventi urgenti: «Mi auguro che il nuovo sindaco intervenga sulla viabilità e sulla riqualificazione della Darsena, ma anche sulla zona della stazione, oggi percepita come poco sicura». Accanto alla mobilità e al decoro urbano, numerose voci richiamano l’attenzione sulla gestione del turismo e delle risorse territoriali. In particolare, viene sollevata la questione dell'utilizzo degli spazi pubblici e della valorizzazione del porto come asset strategico: «Non possiamo basare tutto sul turismo. Serve una visione industriale del porto, che rappresenta una risorsa essenziale per Ravenna». Non manca il tema della sicurezza, avvertito in modo trasversale da diversi intervistati, soprattutto da chi vive o lavora in centro. «La percezione è che il degrado si stia estendendo. Ho sempre vissuto serenamente, ma oggi uscire la sera è diventato motivo di ansia», afferma una donna che lavora nel cuore della città. Infine, un altro nodo critico riguarda la mobilità urbana e il sistema dei parcheggi, giudicato insufficiente e oneroso per chi lavora nel centro storico: «I costi sono elevati, gli spazi scarsi. Serve un piano che tenga conto delle esigenze di chi qui ci lavora ogni giorno». In sintesi, le richieste raccolte delineano un quadro chiaro: i cittadini chiedono alla prossima amministrazione una gestione concreta e lungimirante, capace di affrontare simultaneamente le criticità urbane, le sfide infrastrutturali e il rilancio socioeconomico di Ravenna.

Thumbnail SAN MAURO PASCOLI: Baldinini, via alla cassa integrazione per i lavoratori | VIDEO

SAN MAURO PASCOLI: Baldinini, via alla cassa integrazione per i lavoratori | VIDEO

Incontro tra sindacati e Regione per fare il punto sui licenziamenti annunciati dalla Baldinini di San Mauro Pascoli, dopo che il calzaturificio ha annunciato la chiusura di una parte della produzione. Nove mesi di cassa integrazione per i 27 lavoratori del reparto produzione: questo è l’esito del tavolo di confronto tra Regione e sindacati sulla crisi della Baldinini di San Mauro Pascoli, lo storico calzaturificio che poche settimane fa ha annunciato la chiusura di un settore importante dell’azienda: quello della scarpa da moda femminile. Giovedì sera è stato firmato il verbale di accordo. “Abbiamo definito il percorso – spiega Paolo Foschi della Uil – quindi, dal 26 maggio 2025 al 27 febbraio 2026, avremo l’ammortizzatore sociale, che ci dà la possibilità di gestire meglio situazioni che altrimenti avrebbero avuto un impatto più pesante, nel caso in cui l’azienda avesse deciso di procedere subito con i licenziamenti”. “È chiaro che non è sufficiente – aggiunge Manuela Alfinito della Cisl – anche perché ci stiamo avvicinando alla fine di questi strumenti di sostegno, e ci sarebbe bisogno di un intervento da parte del governo”. Il governo, sulla crisi del comparto calzaturiero, era già stato chiamato in causa in un precedente tavolo di lavoro, alla presenza del vicepresidente della Regione, Vincenzo Colla, e del ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso. Nonostante ciò, gli aiuti tardano ad arrivare. “Va ricordata una cosa – conclude Marco Dallamora della Cgil – dietro una scarpa che può costare mille o millecinquecento euro ci sono lavoratori e lavoratrici, spesso intere famiglie, il cui stipendio a volte non raggiunge nemmeno il valore di quella scarpa. È per questo che chiediamo con forza maggiore attenzione”.


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