26 FEBBRAIO 2025

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26 FEBBRAIO 2025 - 16:15


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ROMAGNA: Case della comunità, “pazienti curati a 360 gradi” | VIDEO

Sono molte le sfide che dovrà affrontare la sanità pubblica con il costante invecchiamento della popolazione. Un ruolo chiave intendono giocarlo le Case della Comunità per prendersi in carico i pazienti a 360 gradi.

 

 

L’Italia è tra i Paesi più colpiti al mondo dall’invecchiamento della popolazione e dalla crescita delle patologie croniche. Sfide per la sanità pubblica, anche in Romagna, dove la parola chiave del futuro sarà integrazione fra i vari servizi, come spiega il neo direttore del distretto sanitario di Riccione Ardigò Martino.

“La sfida principale è quella dell'integrazione, centrare gli interventi non tanto sulla patologia, ma sul benessere delle persone, prendendo in considerazione tutti gli aspetti: quelli percettivi, sociali, al di là di quelli fisici, che possono impedire alle persone di sentirsi in salute”.

Alleanze sul territorio, quelle da mettere a terra, tra servizi sociali, sanità, terzo settore, imprese e famiglie per creare reti integrate e intervenire sui problemi che le persone percepiscono. In questo contesto le case di comunità “sono proprio il luogo fisico – spiega il medico - in cui le risorse sociali, le risorse sanitarie varie, le risorse degli enti locali, le risorse della comunità possono avere luoghi fisici e anche organizzativi per concertare gli interventi”.

La differenza sarà intervenire non sulla patologia isolata, ma su ciò che questa comporta nella quotidianità del paziente. “Su questo la casa della comunità – prosegue Martino - territorializza gli interventi, è attenta alle specificità del territorio e costruisce interventi diversi in territori diversi”.




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FORLI’: Al Fabbri il premio Nobel Parisi, “l'Europa investa in ricerca”

L'Europa deve investire di più nella ricerca, promuovendo politiche che vadano in questa direzione, e in Italia i piccoli aumenti non sono sufficienti a imprimere un cambiamento. Lo ha detto il Nobel Giorgio Parisi nell'incontro sulla ricerca e l'Europa organizzato a Forlì, in ricordo del giornalista scientifico Pietro Greco, dall'Associazione Nuova Civiltà delle Macchine con l'Associazione Progetto Ruffilli e l'Associazione e Alighieri Forlì-Cesena, con il sostegno del Comune.      In Europa investire in ricerca è fondamentale per sostenere le nuove sfide internazionali, dalla crescente concorrenza della Cina al ruolo sempre più presente dei privati: "Se l'Europa non riuscirà a puntare sulla ricerca, questo sarà un problema", ha osservato Parisi ricordando la proposta fatta all'inizio degli anni '90 dall'allora presidente della Commissione Ue Jacques Delors, di poter stornare dal deficit di bilancio le spese per la ricerca. Quella proposta è poi decaduta, ma secondo Parisi è ancora valida: "L'Europa potrebbe spingere i suoi Stati membri a investire di più" attraverso "politiche economiche a favore della ricerca".        Avere una ricerca pubblica forte è anche necessario per sostenere la concorrenza di un Paese che sulla scienza sta investendo moltissimo, come la Cina, e che "sta dimostrando un costante interesse nell'investire nella scienza". Finanziare la ricerca publica significa poi avere uno strumento importante per affrontare l'ascesa dei privati: "È fondamentale che ci sia la capacità pubblica di finanziare la scienza. Il pubblico di condividere le conoscenze, mentre i privati potrebbero non avere interesse a farlo".       Investire sulla ricerca scientifica è cruciale anche per l'Italia, dove piccoli aumenti non sono sufficienti: aiutano solo a compensare l'inflazione, ha osservato, e richiederebbero un tempo molto lungo per rappresentare un aumento sostanziale: "Anziché procedere con piccoli aumenti, si dovrebbe invece cambiare completamente rotta".       Nel nostro Paese, ha aggiunto, mancano inoltre i capitali di rischio, disposti a investire su progetti presentati da giovani ricercatori brillanti e che permettano loro di realizzare le loro idee. "Attravero la Cassa depositi e prestiti, il governo italiano potrebbe firmare contratti di questo tipo, naturalmente in maniera oculata, ma questo - ha rilevato il Nobel - non viene fatto". Un segnale forte delle difficoltà che i giovani ricercatori brillanti trovano in Italia è evidente, per esempio, delle classifiche dei finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca: "Se guardiamo alla classifica secondo la nazionalità dei ricercatori, gli italiani sono fra i primi posti, ma nella classifica per Paesi, l'Italia è su posizioni più basse".