4 NOVEMBRE 2025

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4 NOVEMBRE 2025 - 09:28


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ROMAGNA: Agnes, eolico ancora bloccato, “Manca la legge sulle aste” | VIDEO

Mentre il Governo da il via libera alle nuove trivellazioni in mare, il progetto dell’eolico al largo dell’Adriatico è ancora fermo al palo. Il nodo è quello del prezzo delle aste per l’energia.

“Stiamo cercando di capire che cosa fa il governo, cosa vuole fare. Diciamo che, al momento, tutto è un po’ in stallo.”

Da una parte, le nuove licenze concesse dal Governo per tornare a trivellare i giacimenti di gas al largo dell’Adriatico. Dall’altra, il più grande hub energetico per le rinnovabili del Mediterraneo, che dovrebbe sorgere al largo delle coste ravennati ma che da anni si trova in una fase di blocco. È il progetto Agnes: due parchi eolici posizionati a 12 miglia dalla costa, insieme a un impianto solare galleggiante, capaci di produrre energia pulita per circa 500 mila famiglie. Tutto però è fermo, bloccato dalla burocrazia romana.

Il nodo principale riguarda le aste per la produzione di energia, il cui prezzo di partenza deve essere fissato dal Governo. Il Ministero dell’Ambiente sta lavorando a una legge per differenziare le fasce di prezzo tra gli impianti offshore con pale fissate al fondale — come Agnes — e quelli galleggianti, la cui installazione è più costosa. Fino a quando non verrà presa una decisione, non si può procedere.

“La troviamo una situazione abbastanza assurda – spiega l’amministratore delegato di Agnes, Alberto Bernabini – perché, su 133 progetti, solo due sono fissi. Dover cambiare la legge per quei due, che probabilmente sono anche un po’ più competitivi degli altri, e che per di più si trovano entrambi in Emilia-Romagna, ci sembra una cosa davvero assurda.”

Il risultato è che il progetto, già approvato definitivamente a luglio 2024, non può andare avanti. Tutto si è fermato a causa dell’indecisione del Governo, pronto a dare il via libera allo sfruttamento dei giacimenti di gas ma molto più esitante quando si tratta di rinnovabili.

“Si potrebbe ancora riuscire a rientrare nella famosa scadenza del 2030, quella in cui la Regione Emilia-Romagna deve raggiungere 6,3 gigawatt di rinnovabili. Ma più tempo si perde, più diventa difficile,” conclude Bernabini.




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FORLI’: Al Fabbri il premio Nobel Parisi, “l'Europa investa in ricerca”

L'Europa deve investire di più nella ricerca, promuovendo politiche che vadano in questa direzione, e in Italia i piccoli aumenti non sono sufficienti a imprimere un cambiamento. Lo ha detto il Nobel Giorgio Parisi nell'incontro sulla ricerca e l'Europa organizzato a Forlì, in ricordo del giornalista scientifico Pietro Greco, dall'Associazione Nuova Civiltà delle Macchine con l'Associazione Progetto Ruffilli e l'Associazione e Alighieri Forlì-Cesena, con il sostegno del Comune.      In Europa investire in ricerca è fondamentale per sostenere le nuove sfide internazionali, dalla crescente concorrenza della Cina al ruolo sempre più presente dei privati: "Se l'Europa non riuscirà a puntare sulla ricerca, questo sarà un problema", ha osservato Parisi ricordando la proposta fatta all'inizio degli anni '90 dall'allora presidente della Commissione Ue Jacques Delors, di poter stornare dal deficit di bilancio le spese per la ricerca. Quella proposta è poi decaduta, ma secondo Parisi è ancora valida: "L'Europa potrebbe spingere i suoi Stati membri a investire di più" attraverso "politiche economiche a favore della ricerca".        Avere una ricerca pubblica forte è anche necessario per sostenere la concorrenza di un Paese che sulla scienza sta investendo moltissimo, come la Cina, e che "sta dimostrando un costante interesse nell'investire nella scienza". Finanziare la ricerca publica significa poi avere uno strumento importante per affrontare l'ascesa dei privati: "È fondamentale che ci sia la capacità pubblica di finanziare la scienza. Il pubblico di condividere le conoscenze, mentre i privati potrebbero non avere interesse a farlo".       Investire sulla ricerca scientifica è cruciale anche per l'Italia, dove piccoli aumenti non sono sufficienti: aiutano solo a compensare l'inflazione, ha osservato, e richiederebbero un tempo molto lungo per rappresentare un aumento sostanziale: "Anziché procedere con piccoli aumenti, si dovrebbe invece cambiare completamente rotta".       Nel nostro Paese, ha aggiunto, mancano inoltre i capitali di rischio, disposti a investire su progetti presentati da giovani ricercatori brillanti e che permettano loro di realizzare le loro idee. "Attravero la Cassa depositi e prestiti, il governo italiano potrebbe firmare contratti di questo tipo, naturalmente in maniera oculata, ma questo - ha rilevato il Nobel - non viene fatto". Un segnale forte delle difficoltà che i giovani ricercatori brillanti trovano in Italia è evidente, per esempio, delle classifiche dei finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca: "Se guardiamo alla classifica secondo la nazionalità dei ricercatori, gli italiani sono fra i primi posti, ma nella classifica per Paesi, l'Italia è su posizioni più basse".