4 NOVEMBRE 2025

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4 NOVEMBRE 2025 - 10:20


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EMILIA-ROMAGNA: Criminalità, Bologna e Rimini tra le città con più reati in Italia | VIDEO

Bologna e Rimini affiancate, rispettivamente al quarto e al quinto posto, nella classifica delle città con il maggior tasso di criminalità in Italia. È questo il non proprio lusinghiero risultato del rapporto annuale de Il Sole 24 Ore, che mette in fila le città nelle quali si commettono più reati.

La classifica è stilata in base al rapporto tra popolazione e denunce effettuate e vede Milano in testa, con quasi 7.000 denunce ogni 100.000 abitanti. Dopo Firenze e Roma, al quarto posto si arriva in Emilia-Romagna con Bologna, che guadagna due posizioni rispetto allo scorso anno, con poco più di 6.000 denunce ogni 100.000 abitanti.

Un gradino più in basso si entra in Romagna con la provincia di Rimini, che in realtà ha migliorato la situazione rispetto al 2024, scendendo dal quarto al quinto posto: 20.425 le denunce totali, poco meno di 6.000 ogni 100.000 abitanti. Un dato preoccupante che però, precisa il sindaco Sadegholvaad, va interpretato tenendo conto dell’alto numero di turisti, soprattutto durante la stagione estiva, che contribuisce ad alterare la percentuale.

Scendendo in classifica troviamo poi Ravenna al 22º posto, due posizioni in meno rispetto al 2024, e Forlì-Cesena, che perde tre gradini e si attesta al 35º posto.




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FORLI’: Al Fabbri il premio Nobel Parisi, “l'Europa investa in ricerca”

L'Europa deve investire di più nella ricerca, promuovendo politiche che vadano in questa direzione, e in Italia i piccoli aumenti non sono sufficienti a imprimere un cambiamento. Lo ha detto il Nobel Giorgio Parisi nell'incontro sulla ricerca e l'Europa organizzato a Forlì, in ricordo del giornalista scientifico Pietro Greco, dall'Associazione Nuova Civiltà delle Macchine con l'Associazione Progetto Ruffilli e l'Associazione e Alighieri Forlì-Cesena, con il sostegno del Comune.      In Europa investire in ricerca è fondamentale per sostenere le nuove sfide internazionali, dalla crescente concorrenza della Cina al ruolo sempre più presente dei privati: "Se l'Europa non riuscirà a puntare sulla ricerca, questo sarà un problema", ha osservato Parisi ricordando la proposta fatta all'inizio degli anni '90 dall'allora presidente della Commissione Ue Jacques Delors, di poter stornare dal deficit di bilancio le spese per la ricerca. Quella proposta è poi decaduta, ma secondo Parisi è ancora valida: "L'Europa potrebbe spingere i suoi Stati membri a investire di più" attraverso "politiche economiche a favore della ricerca".        Avere una ricerca pubblica forte è anche necessario per sostenere la concorrenza di un Paese che sulla scienza sta investendo moltissimo, come la Cina, e che "sta dimostrando un costante interesse nell'investire nella scienza". Finanziare la ricerca publica significa poi avere uno strumento importante per affrontare l'ascesa dei privati: "È fondamentale che ci sia la capacità pubblica di finanziare la scienza. Il pubblico di condividere le conoscenze, mentre i privati potrebbero non avere interesse a farlo".       Investire sulla ricerca scientifica è cruciale anche per l'Italia, dove piccoli aumenti non sono sufficienti: aiutano solo a compensare l'inflazione, ha osservato, e richiederebbero un tempo molto lungo per rappresentare un aumento sostanziale: "Anziché procedere con piccoli aumenti, si dovrebbe invece cambiare completamente rotta".       Nel nostro Paese, ha aggiunto, mancano inoltre i capitali di rischio, disposti a investire su progetti presentati da giovani ricercatori brillanti e che permettano loro di realizzare le loro idee. "Attravero la Cassa depositi e prestiti, il governo italiano potrebbe firmare contratti di questo tipo, naturalmente in maniera oculata, ma questo - ha rilevato il Nobel - non viene fatto". Un segnale forte delle difficoltà che i giovani ricercatori brillanti trovano in Italia è evidente, per esempio, delle classifiche dei finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca: "Se guardiamo alla classifica secondo la nazionalità dei ricercatori, gli italiani sono fra i primi posti, ma nella classifica per Paesi, l'Italia è su posizioni più basse".