15 OTTOBRE 2025

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15 OTTOBRE 2025 - 14:50


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BOLOGNA: Fondi Pnrr, Borgonzoni critica l’operato sulla Garisenda | VIDEO

In arrivo nuovi fondi Pnrr per la messa in sicurezza di due delle più importanti basiliche a Bologna. Finanziamenti che arrivano e altri che rischiano di essere persi, come il caso della Torre Garisenda. 

600mila euro di fondi per la Basilica di San Petronio e 1 milione per quella di Santo Stefano a Bologna. Sono i finanziamenti arrivati dal ministero della Cultura grazie ai fondi del Pnrr e che vanno a sommarsi a quelli legati al sisma del 2012: al centro la messa in sicurezza delle basiliche tramite alcuni lavori strutturali.Un tema caldo quello dei fondi, con il Sottosegretario alla cultura, la senatrice Lucia Borgonzoni, che è tornata sulla situazione Garisenda, dopo le ultime dichiarazioni del sindaco Lepore e sul rischio di perdere i 5 milioni del Pnrr destinati ai lavori sulla torre.

Novità sulla Garisenda? Spero che il Comune venga a portarcele, visto che a oggi a noi è arrivata solamente una richiesta, durante il tavolo al ministero, di vedere questi fondi". Lo ha detto la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni in merito al recupero della Torre Garisenda di Bologna nel corso di un incontro a Bologna per il restauro delle basiliche di San Petronio e Santo Stefano. "Sono fondi che sono arrivati due anni fa - ha aggiunto - e che questo Comune non ha utilizzato".

 




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FORLI’: Al Fabbri il premio Nobel Parisi, “l'Europa investa in ricerca”

L'Europa deve investire di più nella ricerca, promuovendo politiche che vadano in questa direzione, e in Italia i piccoli aumenti non sono sufficienti a imprimere un cambiamento. Lo ha detto il Nobel Giorgio Parisi nell'incontro sulla ricerca e l'Europa organizzato a Forlì, in ricordo del giornalista scientifico Pietro Greco, dall'Associazione Nuova Civiltà delle Macchine con l'Associazione Progetto Ruffilli e l'Associazione e Alighieri Forlì-Cesena, con il sostegno del Comune.      In Europa investire in ricerca è fondamentale per sostenere le nuove sfide internazionali, dalla crescente concorrenza della Cina al ruolo sempre più presente dei privati: "Se l'Europa non riuscirà a puntare sulla ricerca, questo sarà un problema", ha osservato Parisi ricordando la proposta fatta all'inizio degli anni '90 dall'allora presidente della Commissione Ue Jacques Delors, di poter stornare dal deficit di bilancio le spese per la ricerca. Quella proposta è poi decaduta, ma secondo Parisi è ancora valida: "L'Europa potrebbe spingere i suoi Stati membri a investire di più" attraverso "politiche economiche a favore della ricerca".        Avere una ricerca pubblica forte è anche necessario per sostenere la concorrenza di un Paese che sulla scienza sta investendo moltissimo, come la Cina, e che "sta dimostrando un costante interesse nell'investire nella scienza". Finanziare la ricerca publica significa poi avere uno strumento importante per affrontare l'ascesa dei privati: "È fondamentale che ci sia la capacità pubblica di finanziare la scienza. Il pubblico di condividere le conoscenze, mentre i privati potrebbero non avere interesse a farlo".       Investire sulla ricerca scientifica è cruciale anche per l'Italia, dove piccoli aumenti non sono sufficienti: aiutano solo a compensare l'inflazione, ha osservato, e richiederebbero un tempo molto lungo per rappresentare un aumento sostanziale: "Anziché procedere con piccoli aumenti, si dovrebbe invece cambiare completamente rotta".       Nel nostro Paese, ha aggiunto, mancano inoltre i capitali di rischio, disposti a investire su progetti presentati da giovani ricercatori brillanti e che permettano loro di realizzare le loro idee. "Attravero la Cassa depositi e prestiti, il governo italiano potrebbe firmare contratti di questo tipo, naturalmente in maniera oculata, ma questo - ha rilevato il Nobel - non viene fatto". Un segnale forte delle difficoltà che i giovani ricercatori brillanti trovano in Italia è evidente, per esempio, delle classifiche dei finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca: "Se guardiamo alla classifica secondo la nazionalità dei ricercatori, gli italiani sono fra i primi posti, ma nella classifica per Paesi, l'Italia è su posizioni più basse".