13 OTTOBRE 2025

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13 OTTOBRE 2025 - 11:28


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EMILIA-ROMAGNA: Morto Franco Lanzarini, sopravvissuto a eccidio Marzabotto

È morto a 88 anni Franco Lanzarini, uno degli ultimi sopravvissuti all’eccidio di Marzabotto. Originario di Castelfranco Emilia, Lanzarini era scampato da bambino per tre volte alla fucilazione durante la strage di Monte Sole, diventando in seguito un testimone instancabile della memoria e tra gli ispiratori della Scuola di Pace sorta sul luogo dell’eccidio. Ex vicesindaco e sindacalista, ha dedicato la sua vita a trasmettere ai più giovani il ricordo di quanto vissuto. “Eravamo al rifugio, con la mamma, per sfuggire ai nazisti, ma ci trovarono e ci schierarono in trenta davanti al plotone di esecuzione sul prato. Mi misero al muro tre volte”, raccontò in una delle sue testimonianze. L’ultima apparizione pubblica di Lanzarini risale allo scorso anno, in occasione dell’80° anniversario della strage, quando aveva stretto la mano al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente alle commemorazioni. I funerali si terranno martedì mattina alla Gardelletta. Il sindaco di Bologna e della Città metropolitana, Matteo Lepore, ha espresso cordoglio per la scomparsa di Lanzarini: “A pochi giorni dalle celebrazioni dell’81/o anniversario dell’eccidio di Monte Sole e nel giorno della marcia Perugia-Assisi se ne è andato Franco Lanzarini, uno degli ultimi superstiti della terribile strage nazifascista che visse quando aveva solo sette anni. Per tutta la vita è stato un testimone di pace e tra i protagonisti della nascita della Scuola di Pace di Monte Sole nei primi anni 2000. La perdita di persone come Lanzarini dà a tutti noi una responsabilità in più nel trasmettere alle giovani generazioni la memoria di quello che è stato affinché non si ripeta mai più”.




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FORLI’: Al Fabbri il premio Nobel Parisi, “l'Europa investa in ricerca”

L'Europa deve investire di più nella ricerca, promuovendo politiche che vadano in questa direzione, e in Italia i piccoli aumenti non sono sufficienti a imprimere un cambiamento. Lo ha detto il Nobel Giorgio Parisi nell'incontro sulla ricerca e l'Europa organizzato a Forlì, in ricordo del giornalista scientifico Pietro Greco, dall'Associazione Nuova Civiltà delle Macchine con l'Associazione Progetto Ruffilli e l'Associazione e Alighieri Forlì-Cesena, con il sostegno del Comune.      In Europa investire in ricerca è fondamentale per sostenere le nuove sfide internazionali, dalla crescente concorrenza della Cina al ruolo sempre più presente dei privati: "Se l'Europa non riuscirà a puntare sulla ricerca, questo sarà un problema", ha osservato Parisi ricordando la proposta fatta all'inizio degli anni '90 dall'allora presidente della Commissione Ue Jacques Delors, di poter stornare dal deficit di bilancio le spese per la ricerca. Quella proposta è poi decaduta, ma secondo Parisi è ancora valida: "L'Europa potrebbe spingere i suoi Stati membri a investire di più" attraverso "politiche economiche a favore della ricerca".        Avere una ricerca pubblica forte è anche necessario per sostenere la concorrenza di un Paese che sulla scienza sta investendo moltissimo, come la Cina, e che "sta dimostrando un costante interesse nell'investire nella scienza". Finanziare la ricerca publica significa poi avere uno strumento importante per affrontare l'ascesa dei privati: "È fondamentale che ci sia la capacità pubblica di finanziare la scienza. Il pubblico di condividere le conoscenze, mentre i privati potrebbero non avere interesse a farlo".       Investire sulla ricerca scientifica è cruciale anche per l'Italia, dove piccoli aumenti non sono sufficienti: aiutano solo a compensare l'inflazione, ha osservato, e richiederebbero un tempo molto lungo per rappresentare un aumento sostanziale: "Anziché procedere con piccoli aumenti, si dovrebbe invece cambiare completamente rotta".       Nel nostro Paese, ha aggiunto, mancano inoltre i capitali di rischio, disposti a investire su progetti presentati da giovani ricercatori brillanti e che permettano loro di realizzare le loro idee. "Attravero la Cassa depositi e prestiti, il governo italiano potrebbe firmare contratti di questo tipo, naturalmente in maniera oculata, ma questo - ha rilevato il Nobel - non viene fatto". Un segnale forte delle difficoltà che i giovani ricercatori brillanti trovano in Italia è evidente, per esempio, delle classifiche dei finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca: "Se guardiamo alla classifica secondo la nazionalità dei ricercatori, gli italiani sono fra i primi posti, ma nella classifica per Paesi, l'Italia è su posizioni più basse".