13 OTTOBRE 2025

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13 OTTOBRE 2025 - 09:57


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BOLOGNA: Gaza, studenti occupano Palazzo Hercolani | VIDEO

Studenti e dottorandi dell'Università di Bologna hanno occupato Palazzo Hercolani, sede dei Dipartimenti di Sociologia e Scienze Politiche. L'iniziativa, si legge in una nota dei Spazio di Agitazione presidio studentesco del dipartimento di Scienze Politiche, nasce per "dare carburante al movimento per la liberazione della Palestina" dopo le mobilitazioni delle scorse settimane per la Global Sumud Flotilla e contro il conflitto a Gaza. Gli occupanti, evidenzia la nota chiedono il boicottaggio accademico di "aziende, enti e università che contribuiscono al genocidio del popolo palestinese e all'escalation bellica". Nel mirino i rapporti tra l'ateneo bolognese e Israele. "Il mondo osserva in diretta un genocidio e ne pretende la fine; il governo continua a vendere armi e stringere accordi con Israele", si legge ancora nel comunicato. L'occupazione si propone anche come "laboratorio politico" per ripensare l'università, definita "totalmente asservita al capitalismo contemporaneo".

Gli studenti invitano docenti, personale tecnico-amministrativo e cittadinanza a partecipare attivamente: "Chiediamo ai docenti di non limitarsi a esprimere solidarietà, ma di partecipare in prima persona, per esempio rimodulando le loro lezioni in accordo con studenti e studentesse". A giudizio di Spazio di Agitazone, "le mobilitazioni delle scorse settimane hanno dimostrato un divario enorme tra ciò che le persone dimostrano di volere e ciò che il governo italiano fa". L'obiettivo dichiarato, conclude la nota, è creare "un metodo organizzativo nuovo" che possa "determinare i cambiamenti che vogliamo vedere nel mondo", partendo da Palazzo Hercolani per poi espandersi ad altri dipartimenti. 




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FORLI’: Al Fabbri il premio Nobel Parisi, “l'Europa investa in ricerca”

L'Europa deve investire di più nella ricerca, promuovendo politiche che vadano in questa direzione, e in Italia i piccoli aumenti non sono sufficienti a imprimere un cambiamento. Lo ha detto il Nobel Giorgio Parisi nell'incontro sulla ricerca e l'Europa organizzato a Forlì, in ricordo del giornalista scientifico Pietro Greco, dall'Associazione Nuova Civiltà delle Macchine con l'Associazione Progetto Ruffilli e l'Associazione e Alighieri Forlì-Cesena, con il sostegno del Comune.      In Europa investire in ricerca è fondamentale per sostenere le nuove sfide internazionali, dalla crescente concorrenza della Cina al ruolo sempre più presente dei privati: "Se l'Europa non riuscirà a puntare sulla ricerca, questo sarà un problema", ha osservato Parisi ricordando la proposta fatta all'inizio degli anni '90 dall'allora presidente della Commissione Ue Jacques Delors, di poter stornare dal deficit di bilancio le spese per la ricerca. Quella proposta è poi decaduta, ma secondo Parisi è ancora valida: "L'Europa potrebbe spingere i suoi Stati membri a investire di più" attraverso "politiche economiche a favore della ricerca".        Avere una ricerca pubblica forte è anche necessario per sostenere la concorrenza di un Paese che sulla scienza sta investendo moltissimo, come la Cina, e che "sta dimostrando un costante interesse nell'investire nella scienza". Finanziare la ricerca publica significa poi avere uno strumento importante per affrontare l'ascesa dei privati: "È fondamentale che ci sia la capacità pubblica di finanziare la scienza. Il pubblico di condividere le conoscenze, mentre i privati potrebbero non avere interesse a farlo".       Investire sulla ricerca scientifica è cruciale anche per l'Italia, dove piccoli aumenti non sono sufficienti: aiutano solo a compensare l'inflazione, ha osservato, e richiederebbero un tempo molto lungo per rappresentare un aumento sostanziale: "Anziché procedere con piccoli aumenti, si dovrebbe invece cambiare completamente rotta".       Nel nostro Paese, ha aggiunto, mancano inoltre i capitali di rischio, disposti a investire su progetti presentati da giovani ricercatori brillanti e che permettano loro di realizzare le loro idee. "Attravero la Cassa depositi e prestiti, il governo italiano potrebbe firmare contratti di questo tipo, naturalmente in maniera oculata, ma questo - ha rilevato il Nobel - non viene fatto". Un segnale forte delle difficoltà che i giovani ricercatori brillanti trovano in Italia è evidente, per esempio, delle classifiche dei finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca: "Se guardiamo alla classifica secondo la nazionalità dei ricercatori, gli italiani sono fra i primi posti, ma nella classifica per Paesi, l'Italia è su posizioni più basse".