2 OTTOBRE 2024

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2 OTTOBRE 2024 - 11:13


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CESENA: Issato il primo pilone per la nuova autostazione | VIDEO

Proseguono i lavori per la nuova autostazione di Cesena. Il progetto rientra nel piano per la riqualificazione di tutta l’area della stazione, finanziato col Pnrr.

4 piloni, issati a una altezza di 22 metri, che dovranno poi sostenere la grande pensilina larga 30 metri e lunga 150.  Entrano nel vivo a Cesena i lavori per la nuova autostazione, che sorgerà di fianco ai binari della ferrovia, a pochi metri di distanza da quella attuale. Dopo la posa delle fondamenta, avvenuta a luglio, ora è il momento di mettere in piedi la struttura vera e propria, primo tassello di un progetto più ampio, che prevede la riqualificazione di tutta l’area.

“La fine di questo prima parte è indispensabile per potere trasferire qui gli autobus e poi iniziare i lavori in piazzale Karl Marx” spiega il sindaco Enzo Lattuca.

11 milioni il costo totale del progetto, finanziati col Pnrr. L’autostazione dovrebbe essere conclusa entro maggio 2025, dopodiché i lavori si concentreranno sul piazzale Karl Marx. Si punta a concludere tutto entro la fine del prossimo anno per non rischiare di incorrere nelle scadenze imposte dall’Unione Europea: “I tempi sono stringenti – aggiunge l’ingegnere capo Roberto Ceccarelli - abbiamo studiato molto attentamente il crono programma in modo da organizzare bene tutto il lavoro. A meno di imprevisti molto importanti dovremmo riuscire a rispettare i tempi”




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FORLI’: Al Fabbri il premio Nobel Parisi, “l'Europa investa in ricerca”

L'Europa deve investire di più nella ricerca, promuovendo politiche che vadano in questa direzione, e in Italia i piccoli aumenti non sono sufficienti a imprimere un cambiamento. Lo ha detto il Nobel Giorgio Parisi nell'incontro sulla ricerca e l'Europa organizzato a Forlì, in ricordo del giornalista scientifico Pietro Greco, dall'Associazione Nuova Civiltà delle Macchine con l'Associazione Progetto Ruffilli e l'Associazione e Alighieri Forlì-Cesena, con il sostegno del Comune.      In Europa investire in ricerca è fondamentale per sostenere le nuove sfide internazionali, dalla crescente concorrenza della Cina al ruolo sempre più presente dei privati: "Se l'Europa non riuscirà a puntare sulla ricerca, questo sarà un problema", ha osservato Parisi ricordando la proposta fatta all'inizio degli anni '90 dall'allora presidente della Commissione Ue Jacques Delors, di poter stornare dal deficit di bilancio le spese per la ricerca. Quella proposta è poi decaduta, ma secondo Parisi è ancora valida: "L'Europa potrebbe spingere i suoi Stati membri a investire di più" attraverso "politiche economiche a favore della ricerca".        Avere una ricerca pubblica forte è anche necessario per sostenere la concorrenza di un Paese che sulla scienza sta investendo moltissimo, come la Cina, e che "sta dimostrando un costante interesse nell'investire nella scienza". Finanziare la ricerca publica significa poi avere uno strumento importante per affrontare l'ascesa dei privati: "È fondamentale che ci sia la capacità pubblica di finanziare la scienza. Il pubblico di condividere le conoscenze, mentre i privati potrebbero non avere interesse a farlo".       Investire sulla ricerca scientifica è cruciale anche per l'Italia, dove piccoli aumenti non sono sufficienti: aiutano solo a compensare l'inflazione, ha osservato, e richiederebbero un tempo molto lungo per rappresentare un aumento sostanziale: "Anziché procedere con piccoli aumenti, si dovrebbe invece cambiare completamente rotta".       Nel nostro Paese, ha aggiunto, mancano inoltre i capitali di rischio, disposti a investire su progetti presentati da giovani ricercatori brillanti e che permettano loro di realizzare le loro idee. "Attravero la Cassa depositi e prestiti, il governo italiano potrebbe firmare contratti di questo tipo, naturalmente in maniera oculata, ma questo - ha rilevato il Nobel - non viene fatto". Un segnale forte delle difficoltà che i giovani ricercatori brillanti trovano in Italia è evidente, per esempio, delle classifiche dei finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca: "Se guardiamo alla classifica secondo la nazionalità dei ricercatori, gli italiani sono fra i primi posti, ma nella classifica per Paesi, l'Italia è su posizioni più basse".