4 NOVEMBRE 2015

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4 NOVEMBRE 2015 - 17:34


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COMACCHIO: Il comune verso la provincia di Ravenna? - VIDEO

Marco Fabbri, il sindaco di Comacchio eletto nel 2012 con il Movimento 5 Stelle e poi espulso nel 2014, aveva indetto già nel dicembre 2013 un referendum consultivo per chiedere ai cittadini sotto quale provincia volessero rientrare, se Ferrara o Ravenna. L’affluenza era stata bassa, pari al 30,7 per cento degli aventi diritto, ma il risultato uscito dalle urne era stato netto: infatti l’88,8 per cento dei voti validi si era espresso a favore del passaggio con Ravenna. Il referendum non implicava il cambio immediato ma dava all’amministrazione comunale il mandato politico per portare avanti l’iniziativa legislativa necessaria, che non si è ancora conclusa. In occasione dell’approvazione a livello regionale della legge sul riordino delle province la storia del passaggio si è riproposta. Ora, con il riordino delle province e la creazione delle cosiddette “aree vaste”, per Comacchio è giunto il momento di prendere l'importante decisione: se stare con Ravenna o con Bologna-Ferrara, cioè con l’Emilia o con la Romagna, essendo l’ultimo comune a est della provincia di Ferrara, a poca distanza dal delta del Po, e al confine con la provincia di Ravenna. La legge regionale approvata in Emilia-Romagna anticipa il riordino tramite la creazione di un nuovo modello di governo territoriale basato su quattro “aree vaste”: Piacenza-Parma, Reggio Emilia-Modena, Bologna-Ferrara, Ravenna Forlì-Cesena Rimini. I territori provinciali potranno coordinarsi tra loro per gestire i servizi in modo unitario, per esempio in materia di turismo, trasporti o protezione civile. In questa riorganizzazione di competenze e territori rientra la questione di Comacchio, ma anche quella di Ferrara: i due comuni dovranno decidere con quale “area vasta” stare.




ALTRE NOTIZIE DI ATTUALITÀ

FERRARA: La denuncia di Aser, "il procuratore della repubblica rifiuta di incontrarci"

“Il procuratore della repubblica presso il tribunale di Ferrara si rifiuta di incontrare i giornalisti. Il tema dell’incontro chiesto dai giornalisti di Aser (l’Assostampa dell’Emilia-Romagna) e di Asf, l’Associazione stampa di Ferrara (sezione provinciale di Aser) è quello della comunicazione e del rapporto con i giornalisti. In sintesi, della democrazia”. Così l’Aser in una nota. “Nella serata dell’1 settembre, un uomo è stato ucciso a bottigliate in un bar di Ferrara. La notizia – ricorda il sindacato dei giornalisti - è iniziata a circolare sui siti nella prima mattina di sabato 2, con già il nome e la foto della vittima, le foto del locale e il nome dello stesso. Nell’intera giornata, nonostante le continue richieste dei colleghi di carta stampata, tv e web, da forze dell’ordine (carabinieri in questo caso) e Procura non è arrivata nessuna nota stampa o ricostruzione ufficiale dell’accaduto, men che meno il nome della vittima. Cosa del tutto paradossale, la nota stampa di carabinieri e Procura è arrivata solamente alle 12.48 di domenica 3 settembre dove si avvisava che, testuale, era morto un uomo in un bar del centro cittadino. Da qui – viene sottolineato - la richiesta di incontro che il procuratore non ha concesso, osservando che la questione è già regolata da norme regolamentari. Aser e Asf hanno replicato sottolineando di non riuscire a comprendere il rifiuto da parte di un organo di uno stato democratico ad incontrare, per un sereno e franco colloquio, i rappresentanti di una associazione che ha come primo scopo statutario quello di ‘difendere la libertà di stampa, fondamento e presidio nelle democrazie moderne di ogni libertà e di ogni progresso civile’”.