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Thumbnail ROMA: Hacker 15enne di Cesena, il ministero, "non violati sistemi centrali"

ROMA: Hacker 15enne di Cesena, il ministero, "non violati sistemi centrali"

Il Ministero dell'Istruzione e del Merito fa alcune precisazioni sulle notizie riguardanti un quindicenne che avrebbe modificato i propri voti in pagella. "Da controlli effettuati non risultano accessi o violazioni nei sistemi informativi del Ministero dell'Istruzione e del Merito. Pertanto, le presunte e gravi attività di violazione di piattaforme informatiche dello studente non hanno interessato i sistemi informativi gestiti a livello ministeriale", scrive il ministero, secondo il quale l'episodio segnalato, di cui sono in corso approfondimenti con le autorità competenti, ha riguardato "molto probabilmente un accesso non autorizzato al registro elettronico che non è uno strumento gestito dal Ministero dell'Istruzione e del Merito". Il Mim sottolinea che ciascuna scuola "è autonoma nella scelta e nella contrattualizzazione dei registri elettronici con le aziende specializzate che, sul territorio, erogano questo servizio". Alla luce di quanto accaduto il ministero dell'Istruzione e del Merito è in costante contatto con la Polizia Postale "e, qualora fosse richiesto, fornirà piena collaborazione in relazione alle indagini in corso.L'accertamento dei fatti da parte delle autorità giudiziarie chiarirà ogni aspetto di questa vicenda e invitiamo le comunità scolastiche a mantenere alta l'attenzione sulla sicurezza digitale, nell'interesse di studenti, docenti e famiglie". Gli esperti di Legacoop e Federcoop Romagna spiegano che i reati di questo tipo sono in aumento tra i ragazzi, vuoi perché ancora si tende a considerarli semplici bravate, vuoi perché è ormai provata l’esistenza di organizzazioni criminali che reclutano le nuove leve nel “dark web”, spingendole a compiere reati informatici come prova iniziatica per entrare a far parte di un club esclusivo. A tutti vengono forniti gli strumenti tecnologici: i più bravi vengono affiliati, gli altri abbandonati al loro destino. In questo caso non sapranno dire chi li ha reclutati, perché ovviamente tutto questo avviene coperto dall’anonimato. La moltiplicazione degli attacchi deriva principalmente dall’aumento della tecnologia nella vita quotidiana, che a volte rasenta la bulimia. Ma come succede nelle nostre case, spesso anche nelle aziende si sottovaluta la minaccia e si corre un rischio serio di venire infettati.  Di fronte all’esplosione degli attacchi informatici, Legacoop Romagna e la sua società di servizi Federcoop Romagna stanno organizzando numerose iniziative per rafforzare le difese delle cooperative, a partire dal convegno sulla direttiva europea NIS2 organizzato lo scorso 10 ottobre alla Camera di Commercio di Ravenna. Gli esperti di Federcoop sono al lavoro insieme ai consulenti Alberto Pagani e Mauro Gennaccari per strutturare al meglio un servizio dedicato.  «Il tema per noi è centrale – dice il presidente di Legacoop e Federcoop Romagna, Paolo Lucchi – quindi stiamo creando un gruppo di lavoro destinato alle cooperative in cui potere seguire quotidianamente le evoluzioni del tema, insieme a chi si occupa di questo tipo di reati».

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EMILIA-ROMAGNA: Sanità, de Pascale sui Cau, "alcune scelte saranno riviste" | VIDEO

“Riorganizzeremo ciò che è necessario facendo tesoro degli esempi più virtuosi della regione”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale, in merito ai Centri di assistenza-urgenza nati negli ultimi mesi per supportare e sgravare i Pronto soccorso. “E’ cultura politica di questa terra – spiega - evitare di osservare i problemi senza fare nulla e la Regione ha sperimentato risposte innovative che, come tali, devono essere sempre oggetto di verifica e miglioramento. Premesso questo, abbiamo tutti a cuore il nostro servizio sanitario, pubblico e universalistico, quindi bene la discussione anche sui Cau, in un’ottica di miglioramento complessivo. Tante innovazioni introdotte, che hanno portato buoni risultati e dopo il Covid hanno evitato di chiudere punti di erogazione dei servizi, saranno confermate”. De Pascale poi ricorda come “sotto il nome Cau sono stati attivati tre tipi di servizi: quelli che hanno sostituito Punti di primo intervento o Pronto soccorso che avevano un elevato livello di inappropriatezza in quanto erogavano prestazioni di bassa complessità con personale medico specialista che deve invece essere utilizzato per le prestazioni di emergenza urgenza. Questa tipologia è indiscutibilmente quella che ha funzionato meglio e ha evitato di chiudere punti di erogazione del servizio. Sono questi i Cau che confermiamo con maggiore convinzione e che hanno dato sistematicamente i risultati migliori”.  Il secondo tipo di Cau introdotto è quello in prossimità dei Pronto Soccorso DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di primo e secondo livello degli ospedali provinciali o distrettuali, con l’obiettivo di sgravarli dei codici bianchi e verdi. “Su questa tipologia- aggiunge il presidente- il bilancio non è univoco in tutta la regione. In alcuni casi hanno ridotto significativamente gli accessi al PS e la loro funzione è stata ben compresa dai cittadini, in altri non abbiamo registrato analogo effetto e dobbiamo quindi migliorare la risposta. Infine, alcuni Cau sono stati introdotti in luoghi dove precedentemente non c'erano né Punti di primo intervento, né Pronto soccorso. “In questo caso- chiude de Pascale- per noi il modello da seguire è quello delle Case di comunità e delle Aggregazioni funzionali territoriali dei medici di Medicina generale, per ricondurre tutto a una gestione univoca nelle cure primarie”.


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